L’ho detto sin dall’inizio. Farò il punto sui problemi e i piani. Mi guarderò attorno e rifletterò a voce alta. Oggi mi va di farlo. Non so se lo faccio da studioso di scienze sociali e da comune mortale. Non lo so, e in fondo non lo voglio sapere. Voglio però riflettere su una delle cose più complicate sulle quali riflettere, utilizzata a manca quanto a destra, da tiranno e rivoluzionari, da schiavi e padroni: il sostantivo femminile, libertà. E lo voglio fare partendo da un aneddoto, tanto semplice quanto eloquente.
Proprio ieri ho incontrato un mio vecchio amico dei tempi di Cambridge. Un italiano che a meno di 40 anni ed ha già insegnato a Harvard, LSE, Oxford ed ora insegna a Cambridge. Prima cosa su cui riflettere: da noi sarebbe impensabile. A 32 anni stava già insegnando nella più prestigiosa università al mondo, dopo due anni è andato via per tornare nella “sua” London (dove ha fatto il Ph.D) per poi spostarsi a Oxford e infine approdare a Cambridge dove ora vive. La mobilità da noi è cosa impensabile e cosa assai più grave è impensabile costruirsi la propria carriera da soli. Ma per favore non fatemi dire altro. Continue reading “Dialoghi sulla libertà. Parte I”