Censura nel giorno della memoria

Riprendo e pubblico un commento di Katy perchè mi sembra importante riflettere su queste parole. Per questo mi sembra giusto dedicare a queste parole uno spazio più importante.

La realtà viene considerata come una cosa scomoda. Ieri si celebravano i trent’anni dalla morte per di Aldo Moro, e in contemporanea i trent’anni dall’omicidio di Peppino Impastato giornalista ucciso dalla mafia, del primo si è parlato molto e a ragione del secondo si è quasi taciuto, sui dieci telegiornali che ho visto solo due (su Rai Tre) parlavano della tragica concomitanza. Oggi sono venuta a sapere che anche sul discorso contro il terrorismo tenuto dal capo dello stato c’è stata una censura la Rai ha infatti tagliato il discorso fatto dal presidente dell’Unione Vittime Per Stragi Paolo Bolognesi. Lo allego qui di seguito perchè ritengo giusto che questo messaggio venga diffuso. Sono indignata di fronte a tanto cinismo e tanta indifferenza. A me sembra volontà di dimenticare e di farci dimenticare. Cancellare un pezzo così tragico della nostra storia è privarci della realtà. È un offesa per tutti coloro che sono morti perchè noi fossimo liberi.

“GRAVE CENSURA NEL GIORNO DELLA MEMORIA

Oggi, 9 maggio, “Giorno della memoria delle vittime di stragi e terrorismo”, durante la cerimonia ufficiale che si è svolta davanti al Capo dello Stato, la Rai (radio televisione italiana) ha censurato il discorso del Presidente dell’Unione Vittime per Stragi Paolo Bolognesi.
Probabilmente la Rai temeva che le sue parole si diffondessero nel Paese.

Questa è l’ennesima offesa alle vittime e alla ricerca della verità.

Il Presidente
Paolo Bolognesi

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TESTO DEL DISCORSO CENSURATO DALLA RAI

Roma 9 maggio 2008

Questo intervento è il frutto di una riflessione dell’Unione Vittime per Stragi che comprende le associazioni delle vittime delle stragi: di Piazza Fontana di Milano del 12 dicembre del 1969, di Piazza della Loggia di Brescia del 28 maggio 1974, del Treno Italicus del 4 agosto del 1974, della Stazione Centrale di Bologna del 2 agosto 1980, del Treno Rapido 904 del 23 dicembre 1984, di Via dei Georgofili di Firenze del 27maggio 1993.
L’istituzione di una giornata per ricordare le vittime del terrorismo e delle stragi, voluto con determinazione dai familiari delle vittime, dal Presidente della Repubblica e da tutto il Parlamento, è un fatto estremamente importante, di cui è ampiamente condiviso l’alto valore etico, politico e sociale.
Il terrorismo ha indubbiamente segnato nel Paese pagine tragiche, ha messo a rischio la tenuta democratica delle nostre istituzioni, è stato sconfitto nelle sue forme più organizzate, ma non é morto, anzi é ancora vivo con frange pericolose, che gli organi preposti alla sicurezza in più occasioni hanno invitato a non sottovalutare.
Vi sono poi i terroristi che godono di grandi spazi pubblici come se i veri eroi fossero loro e non le vittime e chi ha perso la vita per contrastarli.
Nel corso degli anni abbiamo assistito ad una costante rimozione della verità: sono stati messi in cattedra i terroristi e le vittime hanno dovuto subire anche l’umiliazione degli assassini, inopinatamente divenuti opinionisti e dispensatori di consigli alle giovani generazioni per le loro scellerate esperienze di vita.

Commemorare le vittime del terrorismo e delle stragi ha quindi il valore alto del ricordo, la funzione vitale di strumento per la formazione delle nuove generazioni, che non sempre hanno vissuto direttamente quelle tragedie.
Ha il compito di ricordare il passato per evitare comunque nel futuro i drammi e le sofferenze di quelle tragiche fasi.
Dobbiamo ricordare che in Italia, dal dopoguerra ad oggi, vi sono state 14 stragi con un numero spaventoso di morti e feriti, ma che in nessuna di esse si è arrivati a colpire mandanti e ispiratori politici.
Alla fine degli anni 70, un noto neofascista spiegava a uno dei suoi adepti “che una strage non ha senso se non c’è chi può coglierne gli effetti politici”. Coloro che hanno utilizzato le stragi e il terrorismo per fini politici non sono stati individuati dai processi, sono ancora tra noi e sono impuniti.
Di quei tragici eventi lascia un ricordo particolarmente amaro il coinvolgimento degli apparati di sicurezza, fenomeno talmente esteso da chiamare in causa chi aveva su di essi poteri di nomina e controllo politico.
Il coinvolgimento di uomini dei servizi segreti nei depistaggi e nelle coperture date ai terroristi e l’impedire ai giudici di arrivare alla verità è un punto cruciale per la comprensione di quegli anni bui e non deve essere in alcun modo accantonato.
Ai parlamentari e ai rappresentanti delle istituzioni che oggi sono qui con noi, diciamo che sono qui non solo per ricordare le vittime, ma anche per prendere impegni dei quali i familiari e i cittadini nel prossimo anniversario chiederanno conto.
L’attuale Parlamento deve inaugurare una nuova stagione politica finalizzata alla ricerca della verità, ove non vi sia più spazio per segreti e reticenze, anche per dare un senso alla legge n. 124/2007 che recepisce in parte la proposta di legge di iniziativa popolare per l’”Abolizione del segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo”, presentata dalle associazioni delle vittime al Senato nel 1984.
Le leggi vanno applicate nella loro interezza, i decreti attuativi non debbono stravolgerne o limitarne l’esecuzione
E’ importante che chi ha attentato alla vita democratica del Paese venga finalmente punito.
Aprire gli armadi non deve essere solo uno slogan, a questo punto vi sono anche gli strumenti legislativi per farlo senza incertezze e reticenze
Pensiamo sia giunto il tempo per un giudizio anche politico sullo stragismo che determini l’allontanamento dalle istituzioni di chi lo ha favorito anche solo con la sua colpevole inerzia.

Il 9 maggio giorno della memoria deve essere anche il momento per fare il punto di una situazione ormai insostenibile per la disattenzione con cui vengono trattate le vittime dal Parlamento.
La legge 206/04 già approvata ” Nuove norme per le vittime del terrorismo e delle stragi di tali matrice” è in gran parte inattuata e disattesa.
Negli anniversari le promesse di soluzione vengono fatte per essere dimenticate durante tutto il resto dell’anno. È una situazione inaccettabile che vede i familiari sotto continua umiliazione per ottenere quanto previsto dalla legge. Occorre venga nominato un autorevole referente a cui convogliare le varie problematiche irrisolte per far sì che trovino tempestiva attuazione da parte delle rispettive amministrazioni.
Le altre leggi depositate in Parlamento quali: la “Legge quadro per l’assistenza alle vittime di reato”, la modifica dell’articolo 111 della Costituzione detto del “Giusto processo”, l’istituzione del “Reato di depistaggio”, oggi mancante in Italia, tutte queste leggi sono rimaste ferme da anni, legislatura dopo legislatura coperte da promesse e assicurazioni di ogni tipo per poi essere lasciate immobili nelle varie commissioni.
Credo sia importante un serio impegno da parte dei rappresentanti delle istituzioni e degli eletti del popolo affinché finisca questa situazione aberrante che vede le vittime ricordate negli anniversari, ma umiliate e derise per tutto il resto dell’anno.

Il Presidente
Paolo Bolognesi
Associazione 2 agosto 1980 | altre lettere di Associazione 2 agosto 1980″

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4 thoughts on “Censura nel giorno della memoria

  1. NOTE SULL’OPPOSIZIONE DEMOCRATICA
    Scrivo alcune veloci note sulla maniera di fare opposizione del Pd. In questi giorni, seguendo assai lateralmente, il dibattito politico mi trovo profondamente a disagio. A disagio per come il mio partito sta organizzando la maniera di fare opposizione. Un disagio che nasce non dal mio essere antiberlusconiano, ma di essere “antropologicamente” diverso, non migliore nè peggiore, dalla destra. Almeno diverso, direi. Qua mi sembra che tutti i gatti siano grigi. L’opposizione deve essere responsabile, civile, seria. Deve essere soprattutto rigorosa nella difesa dei principi di libertà, solidarietà e uguaglianza nei quali crediamo. E deve essere soprattutto intelligente. Deve anticipare i temi del dibattito e proporre soluzioni. Non concordo per niente con Veltroni quando dice: dobbiamo vedere le carte. Io dico: dobbiamo presentare noi le carte e costringere loro a inseguirci. Occorrono parole chiare, innovative che indichino un cammino per il nostro paese. Ogni ipotesi di convergenza deve essere anticipata dal PD di modo da far apparire che sia il governo a convergere e non viceversa. Faccio alcuni esempi, per capirci: legge elettorale. Il PD deve dire quale sistema propone, il sistema a doppio turno francese, senza infingimenti e senza sotterfugi. Se il governo e la maggioranza convergono bene, altrimenti ci sarà il referendum che indurrà spaccature all’interno del Pdl e fra PdL e la Lega. Altro esempio: le liberalizzazioni. Diciamo cosa vogliamo fare, poi vediamo cosa propongono gli altri. Sarà così palese a tutti che la destra vuole mantenere privilegi e incrostazioni che tengono fermi gli ingranaggi dell’Italia. Un ultimo esempio l’immigrazione: noi dovremmo dire che siamo per il massimo dell’integrazione per il massimo della severità per chi non rispetta le regole. La metto così: più poliziotti per le strade, ma anche più assistenti sociali, scuole e centri di aggregazione, impianti sportivi ecc.ecc.. Il Pdl invece è per il minimo della integrazione e per il massimo della severità mentre la sinistra antagonista è per il massimo dell’integrazione e per il minimo della severità. Forse iniziando a parlare così la gente inizierà a capirci. Queste alcune considerazioni confuse dalla sinistra del Pd.

    http://emilianodeiana74.blogspot.com

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  2. A FORZA DI ESSERE VENTO
    Ho già avuto modo di scrivere sul blog sui rom. Non posso dire di essere un esperto di quella cultura, ma ho avuto modo di occuparmene per puro piacere personale e per polemica politica. Nel ’98 sulla Nuova Sardegna apparve una lettera di un consigliere comunale di Olbia che descriveva in maniera terroristica e razzista la presenza dei rom sul territorio. A quell’epoca, forse per la giovane età, ero più dedito alla polemica che al ragionamento per cui risposi, sempre dalle colonne del giornale, in maniera piuttosto piccata. Solo pochi anni dopo il nonno di un mio amico fraterno, quasi centenario, fu assassinato da due ragazze nomadi. Ciò mi indusse a riflettere. Tali riflessioni le riporto oggi, visto che il tema dei rom, degli zingari che dir si voglia(ci si dimentica dei sinti, ma non stiamo a fare una disquisizione filologica…) è di strettissima attualità. 1) Gli zingari, al pari degli ebrei, dei pazzi, degli storpi e degli omosessuali sono stati oggetto delle attenzioni, assai poco amichevoli, da parte di Hitler e del regime nazista. Di fatto quel popolo è stato in parte sterminato perchè “pericoloso” per la razza ariana e per ogni razza che vive in maniera “civile”. Non avere una casa, una dimora fissa, una patria per il resto del mondo è indice di pericolosità. Già questo dovrebbe indurci alla riflessione: dove sta scritto che il nostro modello di organizzazione sociale è migliore del loro? 2) Essendo un popolo e una cultura che ha rischiato il completo sterminio i rom sono stati spesso tutelati in maniera particolare (anche la regione Sardegna ha una legge che li tutela, per dire…) dalle istituzioni europee. La tutela però è stata interpretata sia dai cittadini europei che dai rom stessi come una condizione di extra legalità. Da una parte si è generato allarme sociale e dall’altro la chiusura e la radicalizzazione di alcuni comportamenti censurabili. Faccio due esempi uguali e contrari di violenza nei confronti dei minori: a) quante volte da bambini ci hanno detto, per impaurirci, “stai attento altrimenti vengono gli zingari a prenderti”? Questo, assai chiaramente, è un atteggiamento razzistico che educa i bambini occidentali al pregiudizio e alla paura. b) Perchè giudichiamo tollerabile (lo dico ai compagni di sinistra) che i bambini rom siano usati per l’accattonaggio e non frequentino, come sarebbe normale, la scuola pubblica?. Andiamo avanti. 3) Ciò che ritengo moralmente, politicamente e civilmente inaccettabile è un fatto: perchè quando una “zingara” prova a rapire un bambino ad essere sotto accusa è tutto il popolo rom e quando invece un sardo, dico un sardo, uno di noi, rapisce che so? Farouk Kassam, ci indignamo se veniamo definiti tutti dei rapitori? Dove sta la coerenza e l’onestà intellettuale? Le generalizzazione, il fare di ogni erba un fascio, sono pericolose per un giudizio equo e, soggiungo, pericolose per la democrazia. 4) Veniamo ai giorni nostri: nominare dei “Commissari” per “l’emergenza rom” in varie città italiane è un provvedimento razzistico. Mi spiego: è come dire che i bortigiadesi che vivono ad Olbia, solo perchè hanno uno stile di vita diverso rispetto al resto della città, rappresentino un pericolo e un’emergenza. Chi decide il grado di emergenza e di pericolosità di una singola comunità all’interno di un contesto compesso come quello cittadino? Lasciare all’arbitrio del Governo questa materia significa che oggi l’emergenza sono i rom, domani i gay, dopodomani gli eberei o i neri. La responsabilità penale, in italia, fin quando non cambiano la Costituzione, è personale. Non estendibile pertanto a tutto un popolo o a tutta una comunità. 5) Quello dei commissari, oltre ad essere un provvedimento razzista, è anche un provvedimento idiota e inefficace. Spostare o smantellare un campo rom di una città significa spostare il problema. Nient’altro. lo dico a Maroni: da questo punto di vista Hitler, Goebbels e compagnia aveva un piano migliore per la risoluzione del problema. Detto così, senza polemica.6) Provvedimenti come quello di Maroni armano la mano di pazzi criminali, armati dalla Camorra (fenomeno assai più preoccupante di quello dei rom, ma sul quale Berlusconi tace). 7) Se un singolo, anche all’interno di una comunità, vive extra lege, ruba, non manda i figli a scuola o li costringe all’accattonaggio va perseguito secondo la normativa vigente in materia. Per conoscere queste situazioni bisognerebbe adottare un piano complesso che coniughi l’aspetto repressivo con quello dell’integrazione. Gli operatori sociali dei comuni, anzichè scaldare le poltrone degli uffici, dovrebbero iniziare a frequentare i campi, parlare con le persone e convincerle che l’educazione dei figli è non solo un diritto, ma anche un dovere. O forse sarebbe più corretto dire che i sindaci invece di mandarci solo la polizia locale, sarebbe opportuno che mandasse anche qualche assistente sociale. Almeno per conoscere meglio il fenomeno.
    Il problema è che in Italia tutto il dibattito politico è dominato dall’isteria e dall’emergenza. Le prove di dialogo sono solo fittizie e funzionali a coltivare l’isteria e l’emergenza. Solo con l’approfondimento dei problemi e una visione laica degli stessi si potrà deviare da una visione che ha nella improvvisazione la sua quintessenza. Il Partito Democratico dovrebbe pertanto evitare di tacere su questa materia. Pare infatti che stia facendo suo il pensiero unico sui rom del trio Maroni/Alemanno/Borghezio. Non mi sembra un buon modo di fare opposizione, anzi. Mi provoca l’orticaria. Ora me ne torno in camera ad ascoltare Fabrizio De Andrè e la sua “Khorakhanè ” poi stasera darò un’ulteriore occhiata a “Gatto nero, gatto bianco” di Kusturica per ributtarmi nella polvere degli accampamenti rom. E pensare anche al nonno di quel mio amico e alla sua fine atroce. Sulle note di Djelem Djelem suonata dalla Kocani Orkestra o cantata da quello zingaro alcolico di Vinicio Capossela.
    Emiliano Deiana
    Bortigiadas 16 maggio 2008
    p.s.
    Fonte http://www.repubblica.it
    La Spagna giudica la politica italiana in materia di immigrazione xenofoba. L’attacco arriva per bocca della numero due dell’esecutivo Zapatero, Maria Teresa Fernandez de la Vega, le cui frasi sono riportate da El Mundo. Riferendosi agli arresti di massa, Fernandez de la Vega durante una conferenza stampa dice che “il governo spagnolo respinge la violenza, il razzismo e la xenofobia e, pertanto, non può condividere ciò che sta succedendo in Italia. La Spagna lavora a una politica dell’immigrazione legale e ordinata, che permetta il riconoscimento di diritti e doveri”. Esistono, ha ricordato ancora, “meccanismi legali per arginare l’immigrazione clandestina. Sono questi i meccanismi da utilizzare, e non altri”.

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  3. valentina

    Eppure un tempo in Gallura eravamo famosi per la nostra ospitalità… sarà mica che ultimamente vige la politica del terrore, e la paura sia arrivata anche da noi?!

    Non sono informatissima, ma credo che anche qui in Sardegna i bambini Rom vadano a scuola come previsto dalla legge per gli “extracomunitari”…almeno spero!
    é sicuramente più facile vederli per le strade a chiedere l’elemosina,sanno fare solo quello no?Quando non sono impegnati a rubare ovviamente…è così che la pensiamo un pò tutti, e ci chiediamo: chissà se sono felici?
    Ma in realtà cosa sappiamo della loro cultura? NIENTE, e questo non sapere spaventa molti, e la paura è irrazionale…e talvolta razzista aggiungerei.
    E questa nostra paura è stata fin troppo strumentalizzata da chi ha il potere di decidere dei nostri corpi, delle nostre menti, delle nostre fobie…
    é quindi più facile mandare via queste persone per risolvere il problema, o semplicemente per “spostarlo”…

    “Quando Heinrich Boll fu sepolto c’era un’orchestrina di zingari che conduceva
    i portatori della sua bara. Era stato un suo desiderio. Lasciate che un milione
    di Rom e di Sinti vivano tra noi. Ne abbiamo bisogno. Potrebbe aiutarci
    a scompigliare un po’ del nostro ordine rigido. Potrebbero insegnarci quanto
    prive di significato sono le frontiere: incuranti dei confini i Rom e i Sinti
    sono di casa in tutta Europa. Sono ciò che noi proclamiamo di voler essere:
    cittadini d’Europa. Forse ci servono proprio coloro che temiamo tanto.”

    Gunther Grass

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  4. Katy

    Spesso il non sapere ci rende razzisti e xenofobi anche senza rendercene conto. Quando parliamo di Rom pensiamo sempre ai bambini costretti ad accattonare per le strade, o ai piccoli che compiono furti nella metro o peggio ancora ai ladri di bambini. Nella realtà non tuttta la comunità Rom vive di espedienti. Anzi quella che conosciamo è solo una piccola parte. La maggior parte delle persone di etnia Rom che vivono in italia sono integrati. Ciò significa che si comportano come noi lavorano, studiano, hanno una dimora stabile, ma di questi non si parla o si preferisce tacere. Per risalire alla loro etnia bisogna fare ricerche di tipo anagrafico. Essi stessi il più delle volte si vergognano per l’idea che viene veicolata su di loro e non palesano le loro origini. Per quanto riguarda la legge che li tutela non può e non deve scontrarsi con gli ordinamenti civili e penali delle nazioni, questa legge è fatta per difendere le loro tradizioni finchè non si scontrano contro lo stato di diritto. Altrimenti si creerebbe un precedente anomalo che potrebbe giustificare altre violazioni da parte di persone appartenenti a particolari etnie o legati ad alcuni culti(es. la bigamia è vietata in Italia anche se talune religioni la consentono, i testimoni di Geova sono costretti a subire operazioni anche se il loro culto non lo permette). Basterebbe semplicemente un pò di buon senso e la semplice applicazione di quelle regole che valgono per tutti. Per l’accusa di xenofobia rivoltaci dal governo spagnolo penso che sia un accusa irresponsabile, questo soprattutto dopo esser venuta a conoscenza dello stato in cui vivono i Rom in alcune regioni della Spagna,e se è vero che noi istituiamo dei campi all’interno o vicino alle nostre città dove stipiamo tutti i Rom limitando ogni contatto con loro, la Spagna dal canto suo non fa di meglio anzi, nei Pirenei esistono campi nomandi ben lontani dalle città, onde evitare la contaminazione delle loro particolari abitudini, e dove le condizioni non sono di sicuro migliori di quelle offerte dallo Stato italiano. Quindi gli spagnoli in questo caso predicano bene e razzolano male. Certo quello che stà accadendo in Italia è oltraggioso ma è di domino pubblico, quindi ci si può ribellare, quello che invece accade in Spagna lo si viene a sapere solo da volontari(italiani nel mio caso)che prestano aiuto al popolo Rom. La verità e che in Italia bisognerebbe iniziare a far rispettare le leggi, non ricorrendo a leggi ad peersonam e ad indultini salvaamici, rispetto che dovrebbe partire ad iniziare da chi ci governa. Ma questa è una veccchia storia…

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