Sorveglianza, reti e vita quotidiana

IGSSIl primo libro dell’Italian Group on Surveillance Studies (IGSS), di cui faccio parte, sta per essere consegnato all’editore. Il lavoro è quasi concluso: mancano gli ultimi ritocchi, il lavoro di editing e i riferimenti incrociati tra i vari capitoli. È stato un lavoro molto interessante e stimolante che ha visto impegnati, per quasi un anno, cinque giovani ricercatori (precari) italiani in un lavoro di confronto, revisione reciproca, scambio di email con consigli e appunti, rimandi e commenti. Un lavoro che, come si dice in questi casi, non è il punto di arrivo, ma l’inizio di un lavoro di ricerca comune, aperto ad altri studiosi italiani, e che ci vedrà impegnati, pur tra mille difficoltà, in un insieme di discussioni, workshop e seminari, in Italia e all’estero.

Qui di seguito pubblico la parte introduttiva del mio capitolo, “Sorveglianza, reti e vita quotidiana”, aperta a commenti e critiche, nel migliore spirito del web 2.0.

L’ipotesi di fondo che percorre questo capitolo è che la sorveglianza online non solo integra la sorveglianza offline, ma questi due fenomeni tendono oggi a procedere di pari passo ed essere, in qualche misura, inscindibili. Un po’ per via del mutare del contesto sociale nel quale viviamo, un po’ per il mutare antropologico dell’essere umano occidentale (De Kerckhove 1996) sempre più impegnato a muoversi, lavorare, contestare, conoscere (in una parola a vivere) nella rete, online e offline sono sempre più fusi e confusi: due facce della stessa medaglia. E la sorveglianza si muove perfettamente tra le righe e gli interstizi di questi due “mondi” solo apparentemente distanti e distinti e sempre più interconnessi e dipendenti. L’online, in buona misura, ‘ingloba’ l’offline; cioè, i due mondi non sono separati, si alimentano a vicenda strutturando l’azione e la comunicazione in modi nuovi, ma in ultima analisi la rete tende ad inglobare e informare le strutture sociali (le nuove basi materiali della società direbbe Castells). Quello che si cercherà di fare qui è mettere in luce questo continuo rimando, focalizzando l’attenzione, in particolar modo, sulla sorveglianza online, perché è da qui che bisogna partire oggi per capire meglio l’offline.

Ci sono molti esempi di questa compenetrazione, ma alcuni sono più esemplificativi di altri; per esempio ci concentreremo sull’acquisizione da parte di grandi corporation di informazioni e dati sempre più accurati su di noi e di come spesso, spontaneamente e gratuitamente, si cedono dei nostri dati sensibili; dati di cui un tempo si sarebbe stati gelosi custodi e che oggi invece vengono regalati senza troppe esitazioni. Si analizzerà il fenomeno dei social network ed in particolar modo Facebook (solo in riferimento alle implicazioni per la sorveglianza), per cercare di capire il perché si sottovaluti il problema della privacy e si cedano, in ‘comodato d’uso gratuito’, dati sensibili e privati che potenziano le armi della sorveglianza. Il continuo monitoraggio, acquisizione di dati, costruzione di profili elettronici (e-profile), schedatura eccetera, continua nei posti di lavoro e a casa, con sofisticati stratagemmi e facendo uso di nuove tecniche e tecnologie che danno alla sorveglianza una faccia più pulita e apparentemente neutrale. L’ultima frontiera è la sorveglianza che si insinua sin dentro le mura domestiche.

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