Sorveglianza e Società

Pubblico l’Introduzione[1] del primo libro dell’Italian Group on Surveillance Studies.  Il libro che qui presentiamo è il frutto di una relazione che gli autori hanno sviluppato nel corso degli ultimi anni e che ha dato vita al Gruppo italiano di studi sulla sorveglianza. Si tratta di una rete aperta ai ricercatori italiani che vuol essere al contempo un nodo di un più ampio network di studiosi della sorveglianza che fa riferimento al Surveillance Project presso la Queens’ University di Kingston (Canada), diretto da David Lyon. Il gruppo è stato fondato a Piacenza nel settembre 2008 in occasione del Festival del diritto. Desideriamo ringraziare Stefano Rodotà che in quell’occasione, come direttore, e in altre ancora come sensibile studioso e interlocutore, ha incoraggiato il dialogo tra studiosi appartenenti a diverse discipline e la realizzazione di questa iniziativa. I cinque ricercatori italiani che hanno fondato il gruppo, con l’aggiunta di un contributo di David Lyon, propongono oggi questo libro per stimolare anche in Italia un più ampio dibattito sul tema della sorveglianza a partire da una lettura critica delle libertà e delle forme di controllo sociale in riferimento al ruolo delle nuove tecnologie e alla loro penetrazione nelle organizzazioni delle società contemporanee.

Perché studiare la sorveglianza? Negli ultimi anni il fenomeno della sorveglianza ha attirato l’attenzione da parte di un numero crescente di studiosi appartenenti a diverse discipline. Aspetti economici, sociali e politici delle società contemporanee sono, infatti, sempre più regolati e organizzati sulla base di sistemi complessi di sorveglianza e controllo. Vari tipi di organizzazioni e istituzioni, dagli stati alle imprese, dalle agenzie di sicurezza alle comunità di vicinato, mettono ogni giorno in atto processi di controllo e di sorveglianza che producono conseguenze sociali e allo stesso tempo riflettono e contribuiscono alla trasformazione del modo in cui interagiamo col, e ci esponiamo al mondo esterno, della maniera in cui creiamo e accettiamo, o rifiutiamo, i modi dominanti di integrazione e dipendenza sociale.

Con la diffusione di massa delle nuove tecnologie per l’informazione e la comunicazione, i sistemi di sorveglianza contribuiscono al cambiamento dell’organizzazione sociale attraverso forme che mutano rapidamente e che altrettanto rapidamente penetrano nella vita di tutti i giorni. Un risultato di questo sviluppo è che oggi, in buona misura, siamo tutti più dipendenti dai sistemi di sorveglianza che in passato, per molteplici scopi. Non siamo solo soggetti passivi della sorveglianza ed essa non opera sempre in modo evidente, trasparente; nel momento in cui la integriamo nella nostra vita quotidiana, ci esponiamo a essa, consapevolmente o meno, ci ritroviamo immersi nei suoi meccanismi, partecipiamo a farli funzionare, a legittimarli e istituzionalizzarli.

E’ ormai chiaro che lo sviluppo della cosiddetta società dell’informazione va di pari passo con la diffusione sociale della sorveglianza. La raccolta sistematica di dati riguardanti una popolazione, gruppi sociali e singoli individui, per esempio, può avvenire oggi con i mezzi più diversi, dall’immagine fotografica all’impronta genetica, dai video ai dati informatici. Inoltre, gli archivi di dati possono essere connessi tra loro, per incrociare e aggregare le informazioni utili a un più efficiente funzionamento e coordinamento dei circuiti elettronici, ormai globali, che regolano i sistemi di sicurezza, di scambio, di consumo, di produzione, della mobilità delle persone e dei capitali, dell’accesso ai diritti di cittadinanza. Gli effetti di questi sistemi e processi devono essere compresi nella loro portata empirica ma anche con riferimento alle direzioni del cambiamento sociale, politico ed economico che essi favoriscono. Mentre la sorveglianza è un aspetto del controllo sociale in qualche misura sempre presente nelle relazioni umane, il suo sviluppo contemporaneo, favorito dall’affermazione delle nuove tecnologie, ha reso necessaria la nascita di un nuovo campo di studi multidisciplinari. In questo contesto appare sempre più consistente l’ipotesi di una “società della sorveglianza” e dell’utilità dell’impiego del concetto di sorveglianza per comprendere meglio le trasformazioni del mondo contemporaneo.

Quale contributo vogliamo apportare agli studi sulla sorveglianza in Italia?

Gli studi sociali sulla sorveglianza si occupano di analizzare e comprendere le diverse forme di controllo, le logiche e gli interessi, le conseguenze sociali e, infine, gli effetti sulla qualità della cittadinanza, della democrazia e della sfera pubblica. Gli studi sulla sorveglianza rappresentano di conseguenza un campo multidisciplinare con apporti da parte della sociologia, del diritto, della filosofia, della scienza politica, ma anche dell’economia, delle scienze dell’informazione e della comunicazione e delle arti applicate.

In Italia la produzione scientifica su questi temi non ha ancora condotto a una letteratura sistematica né a una sintesi che presenti in modo completo e accessibile il panorama degli studi sulla sorveglianza e che consideri gli sviluppi più recenti della letteratura internazionale. Sorveglianza e società offre una prima introduzione agli studi sulla sorveglianza, guardando sia agli aspetti teorici e metodologici sia a casi studio di pratiche quotidiane della sorveglianza.

Il contributo di David Lyon offre una panoramica introduttiva agli studi sulla sorveglianza. In particolare, partendo da esempi, Lyon illustra i processi di routinizzazione che hanno contribuito a rendere la sorveglianza una parte integrante della società contemporanea. Accennando alle dimensioni sociali, storiche, politiche ed economiche, l’autore mette in luce la complessità dell’ambito di studi e di ricerca, ripercorrendo gli approcci teorici più importanti. Il capitolo si concentra sulle tendenze contemporanee (dalla videosorveglianza alle tecnologie d’identificazione attraverso la radiofrequenza) enfatizzando le potenziali ricadute sociali –volute e non – delle nuove tecnologie. Il puntuale rimando a teorie e metodi induce a riflettere sull’ambiguità della sorveglianza e sul nuovo ordine sociale imposto dalle recenti politiche “securitarie” post 11 settembre.

Nel secondo capitolo, Andrea Mubi Brighenti propone una sintetica e originale trattazione della pluralità di definizioni e degli aspetti epistemico-metodologici conseguenti del concetto di sorveglianza e lo fa intessendo un fitto dialogo tra filosofia e sociologia. Il capitolo si propone, infatti, di definire nelle linee essenziali che cos’è un processo di sorveglianza e quali sono le sue diverse variabili e caratteristiche. Per far ciò presenta un’agile rassegna di sociologi e filosofi classici e contemporanei che hanno fornito “la cassetta degli attrezzi” con la quale poter pensare e studiare i temi e le forme del controllo e della sorveglianza. Nel contesto contemporaneo la sorveglianza viene presentata come un insieme di attività che includono l’osservazione, il monitoraggio, la registrazione, l’archiviazione e l’elaborazione di dati riguardanti il comportamento di persone e lo svolgimento di eventi al fine di esercitare una qualche forma di controllo e governo su tali attività. Brighenti si concentra sulla visibilità intesa come caratteristica sociale inerente a tutti i processi di sorveglianza e cerca di mostrare come la distribuzione sociale della visibilità oscilli costantemente tra un polo di empowerment, quello del riconoscimento, e un polo opposto di disempowerment, quello del controllo.

Nel suo contributo Massimo Ragnedda offre un’illustrazione di come la sorveglianza elettronica può essere applicata in diversi ambiti, sia online che offline. Il continuo rimando tra offline e online, tra sorveglianza nella rete e sorveglianza nella quotidianità, è il leitmotiv di questo capitolo. La sorveglianza corre sulla rete, ma non sostituisce la sorveglianza offline, anzi la integra e rinforza, divenendo due parti inscindibili di un processo ben più ampio. Attraverso esempi, esemplificazioni e continui agganci agli aspetti teorici, il capitolo affronta il tema della sorveglianza guardando ai social networks come Facebook, fino a parlarci di come la sorveglianza arrivi a insinuarsi fin dentro le mura domestiche in modo nuovo rispetto al passato. A mo’ di reportage scientifico, con un linguaggio accessibile, il contributo di Ragnedda ha l’obiettivo di introdurre il lettore nel mondo della sorveglianza applicata con spirito critico. Nei capitoli successivi si approfondiscono e discutono alcuni dei temi toccati anche facendo ricorso a ricerche empiriche.

Il capitolo di Davide Calenda riprende, tra i diversi modi di operare dei regimi di visibilità e i differenti tipi di ‘riconoscimento’ sociale che essi producono, quello categoriale, in cui il riconoscimento si basa su una tipizzazione delle persone che comprende pratiche come la costruzione di profili elettronici dei clienti sulla base di algoritmi di sorveglianza. Lo fa guardando al mercato di Internet e in particolare al caso della personalizzazione online. Procedendo per illustrazioni, l’autore discute alcuni aspetti della natura e del funzionamento di questo tipo di sorveglianza e degli effetti che produce non tanto a livello individuale quanto piuttosto sulla stessa struttura organizzativa del mercato della rete. L’obiettivo dell’autore è mettere in luce come la sorveglianza si configuri come un’istituzione sociotecnica che regola le dinamiche di sviluppo di segmenti importanti del mercato della rete fino a configurare dei veri e propri cluster della sorveglianza. La personalizzazione online rappresenta la frontiera della sorveglianza nella rete; è il prodotto di architetture di rete capaci di adattarsi e rispondere, in maniera dinamica, selettiva e spesso anche anticipatoria, alle caratteristiche degli utenti e alle loro istanze. Se da un lato la personalizzazione rappresenta un’innovazione tecnologica molto utile per gli utenti, dall’altro lato fa emergere nuove e problematiche tensioni tra libertà di scelta e controllo sociale.

Il capitolo di Monica Zuccarini guarda al rischio di una società della sorveglianza che si nasconde dietro le politiche di sicurezza in Europa. La paura dell’altro e la richiesta di maggiore sicurezza hanno legittimato in Europa l’utilizzo sempre più diffuso di tecniche per assumere informazioni sulle persone, immagazzinare dati personali, verificare identità e allo stesso tempo sottolineare differenze. Sulla scia di una politica statunitense che fa la “guerra al terrore” attraverso avanzate strategie di controllo, anche l’Unione Europea punta sulle moderne tecnologie di sorveglianza per garantire la sicurezza dei propri cittadini. E gli stati membri seguono, e rinforzano, questo tipo di scelte politiche che assicurano un largo consenso soprattutto durante le campagne elettorali. Attraverso un’analisi delle scelte dell’Europa per garantire la sicurezza dei cittadini e degli investimenti fatti su questa politica, la studiosa  guarda all’altra faccia di queste politiche di sicurezza che, anziché garantire, rischiano di minacciare l’identità delle persone, con la diffusione di tecnologie invasive e che rafforzano il controllo indiscriminato sui cittadini.

Nell’ultimo capitolo, Chiara Fonio, in stretta relazione a quanto discusso da Zuccarini, si sofferma sulla videosorveglianza. Quest’ultima, oltre ad essere una tendenza generalizzata a livello internazionale, è diventata un mezzo di prevenzione e deterrenza anche nel contesto nazionale. Le telecamere sono infatti utilizzate nelle più grandi città italiane al fine di controllo, prevenzione e aumento della percezione di sicurezza da parte dei cittadini. Tuttavia l’aumento degli occhi elettronici non è quasi mai accompagnato da una reale valutazione dei loro costi e benefici: la retorica del binomio “sorveglianza-sicurezza” sembra imporsi su dati inerenti l’efficacia dello strumento. Il contributo si propone di analizzare il caso dell’utilizzo della videosorveglianza nella città di Milano da tre punti di vista: la sicurezza, la sorveglianza e il contesto mediatico. In particolare, l’oggetto d’indagine è approfondito alla luce di dati provenienti da diverse fonti tra cui una ricerca empirica condotta dall’autrice nel 2005 basata sull’osservazione partecipante degli operatori alla videosorveglianza in alcuni posti di controllo locale; sull’analisi delle politiche di sicurezza urbana e della rassegna stampa. Tra gli aspetti di criticità discussi dalla studiosa, troviamo quelli legati ai rischi di deriva tecnocratica, il costante aumento degli occhi elettronici e un nuovo “imperialismo narrativo” basato su un’equazione data per scontata: sorveglianza + controllo = sicurezza.

Per i temi trattati e il linguaggio utilizzato, il libro vuole rivolgersi a un pubblico ampio, che va dagli studenti universitari ai ricercatori ai semplici cittadini che desiderino acquisire una conoscenza maggiore su un fenomeno che ci riguarda tutti da vicino, di cui si parla ma di cui si continua a sapere poco o male. Per meglio raggiungere questo risultato, gli aspetti teorici sono confrontati con casi empirici ‘sotto gli occhi di tutti’. Utilizzando l’approccio tipico delle scienze sociali e metodologie d’indagine diverse, la nostra sfida è mettere in luce i perché, i meccanismi e con quali conseguenze la sorveglianza è progressivamente normalizzata nelle nostre società e diventa una routine nella vita quotidiana di milioni di persone. Speriamo di esserci riusciti, almeno in parte; in questo primo progetto di gruppo.

Davide Calenda, Chiara Fonio (a cura di), Sorveglianza e società, Bonanni editore, 2010.

INDICE
INTRODUZIONE pag. 7
1. SOCIETÀ SORVEGLIATE E STUDI SULLA SORVEGLIANZA, di David Lyon, p. 15
2. SORVEGLIANZA E TEORIA SOCIALE, di Andrea Mubi Brighenti, p.  29
3.SORVEGLIANZA, RETI E VITA QUOTIDIANA di Massimo Ragnedda, p. 47
4. SORVEGLIANZA ELETTRONICA E MERCATO di Davide Calenda, p. 63
5. SOTTO PROTEZIONE: SICUREZZA E SORVEGLIANZA NELLE POLITICHE EUROPEE di Monica Zuccarini, p 83
6. GLI OCCHI ELETTRONICI E LA RETORICA DELLA SORVEGLIANZA. IL CASO DI MILANO di di Chiara Fonio, p. 101
GLI STUDI SULLA SORVEGLIANZA IN ITALIA: ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE,  di Davide Calenda e Chiara Fonio, p. 119
NOTIZIE SUGLI AUTORI, p.  127

[1] L’introduzione è il frutto e la sintesi della collaborazione di tutti gli autori coinvolti in questo libro, e ad essi, singolarmente e collettivamente, devono essere attribuiti meriti e responsabilità.

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