
Massimo Ragnedda (Area 89)
Lo sceicco del terrore è morto. A dirla tutta non ho mai creduto all’esistenza (in carne ed ossa) di Bin Laden, ma solo alla sua esistenza mediatica, e perciò ancora più reale. Lui viveva in quella che Baudrillard definiva iperrealtà, ovvero un mondo che, paradossalmente, pur non essendo reale è più reale del reale. Un mondo dove finzione e realtà si perdono, si mescolano, dove reale e irreale, come in gioco di parti, si confondono. Bin Laden, un po’ come il Goldstein di Orwell, viveva nella TV e nell’immaginario collettivo, pronto a fare la sua comparsa in ogni momento, per incutere timore e terrore. Tecnicamente parlando era un terrorista: terrorizzava l’opinione pubblica, era un’icona del male carica di valori. Non un una delle tante icone, ma il simbolo del male per eccellenza: Bin Laden era il male. Ecco perché le feste di giubilo negli Stati Uniti, la folla irrazionale che scende in piazza, piange, si esalta per la morte del male. Il bene ha trionfato: onore agli eroi, le forze speciali statunitensi. Onore al capo delle operazioni: il comandante supremo, Obama. Come nel più classico dei film hollywoodiani. L’uomo più ricercato del pianeta, ucciso con un colpo alla nuca, dopo 10 anni di latitanza (perché non catturarlo? D’altronde la sua immagine sbeffeggiata, come venne fatto con quella di Saddam, avrebbe umiliato e affossato ancora di più il simbolo del male: invece, così, oltre al sospetto della sua morte, gli è stato concesso l’onore delle armi. Bin Laden è morto opponendosi ai suoi nemici, morto combattendo. Un eroe, perciò, per alcuni). Certo non vedremo mai il suo corpo; è stato sepolto in mare (ma non si dovrebbe dire inabissato?) secondo un inesistente rito islamico. La prima foto fatta circolare era un banale fotomontaggio del 2006. Vedremo altri video e foto, che pur non facendo vedere niente, diranno tutto. Incongruenze notano alcuni. Dettagli marginali secondo altri. Ma non è questo che, ora, mi interessa. La vera domanda che mi pongo è: non tanto se e come sia morto (fisicamente) ma perché sia stato ucciso mediaticamente proprio ora.
Senza ironia, idee complottiste o dietrologiche, mi chiedo perché si sia deciso di sacrificare la sua icona proprio ora e toglierlo dai grandi schermi? Non dico ucciderlo fisicamente (chissà quando è successo) ma mediaticamente. Si è volutamente scelto questo momento (e non altri) per toglierlo dalla scena mediatica e dunque eliminarlo dal suo/nostro mondo mediatico. Un mondo dove lui è cresciuto, cullato, odiato e al contempo ben protetto. Poi arriva un momento, uno solo, è lui sparisce. Per sempre. Mi chiedo: perchè ora? In altri termini: queste cose non succedono per caso, ma vi è sempre una strategia dietro, un obiettivo chiaro, un fine da perseguire. Non si toglie dalla scena mediatica un simbolo globale così forte, così carico di valenze, se non vi è una chiara strategia dietro. Magari a lungo termine, magari non facilmente visibile, ma vi deve pur essere. Questa è la domanda alla quale, ora, non riesco a dare una risposta. Ed è anche la domanda che più mi affascina e intriga. Qual è questo obiettivo? Cosa comporterà la sua cancellazione dagli schermi e dunque dalla nostra vita? Il dollaro che vola? Una boccata d’aria in un momento di crisi? Nuovi attentati e nuove guerre? La campagna elettorale di Obama? O forse, più semplicemente, la sua icona perdeva appeal, non era più spettacolare e non terrorizzava più. Un cambio di attori nel palinsesto televisivo e nell’immaginario collettivo. Allora dobbiamo aspettarci un altro nemico (la storia insegna come ogni società sente la necessità di un nemico), più crudele e spietato. Un nemico contro il quale combattere e spostare l’attenzione mediatica.