Massimo Ragnedda (Tiscali)
Chissà se un giorno i responsabili della crisi economica, gli speculatori, le sanguisughe delle risorse del pianeta pagheranno; chissà se quegli uomini che oggi da dietro le loro scrivanie affamano il pianeta, fanno fallire stati, mandano in rovina piccole e medie imprese e decidono le sorti di miliardi di persone nel mondo pagheranno. Chissà. Chissà se esisterà anche per loro un tribunale internazionale stile Norimberga, qualora fossero, come sarebbe giusto, giudicati responsabili dell’avanzamento dei deserti, dell’inquinamento dei fiumi, del disboscamento del pianeta e di tutte le modificazioni genetiche, dagli esiti imprevedibili, che stanno introducendo. Chissà se quei ricchi finanzieri, avidi e spregiudicati, insensibili e spietati, che con un click del mouse trasferiscono da una parte all’altra del pianeta miliardi di dollari (virtuali, ma con conseguenze reali) mandando in rovina intere nazioni, saranno un giorno processati. Chissà se quei finanzieri e ricchi banchieri che hanno fatto fallire la Grecia un giorno pagheranno.
Per ora pagano i cittadini greci che devono rinunciare a diritti, sicurezza e stato sociale e che sono costretti a ridursi lo stipendio del 25% mentre i ricchi banchieri e i manager vedono incrementare i loro guadagni. Per ora paga il popolo greco che è costretto a vendere le principali aziende del paese a questa èlite internazionale e a privatizzare i servizi, dalla sanità all’acqua. Il risultato è che i poveri saranno sempre più poveri e gli avidi saranno sempre più ricchi. All’oscuro dell’opinione pubblica, lontano dalle più elementari norme democratiche, distanti da occhi indiscreti e dalle luci delle telecamere (i mass media, che loro detengono, non parlano mai di loro), quei signori prosciugano le risorse del pianeta, affamano miliardi di persone, decidono come e quando saccheggiare le risorse del pianeta. Così due multinazionali statunitensi giorno dopo giorno disboscano la foresta amazzonica, il polmone verde del pianeta, allo scopo di liberare la terra per farne dei pascoli che andranno ad accrescere le loro società quotate in borsa.
Giusto per citare qualche dato: fino ai primi anni ‘70, il 99 % della foresta amazzonica era ancora intatto. In appena tre decenni, sono stati distrutti più di 55 milioni di ettari di foresta, vale a dire un’area pari quasi alla superficie della Francia. Tra il 2000 e il 2007 nell’Amazzonia brasiliana più di 154.312 km2 di foresta (l’equivalente di una regione vasta quanto la Grecia) sono andati perduti. Poi per due anni vi è stato un leggero contenimento e nel 2010, segnando un’inversione di tendenza, la deforestazione è aumentata di quasi il 1000% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
I danni si ripercuotono in tutto l’ecosistema globale, ma per questo crimine contro l’umanità non pagherà nessuno, se non qualche contadino pagato per appiccare incendi. Ora per disboscare la foresta amazzonica si usa anche il famigerato “Agente Orange”, ovvero un prodotto chimico usato dall’esercito statunitense durante la guerra del Vietnam e che ha ucciso o ferito 400 000 persone, ha danneggiato la salute di 3 milioni di persone e ha provocato malformazioni congenite a più di mezzo milione di bambini. È un modo molto più discreto per distruggere la foresta, perché non ha bisogno di motoseghe e squadre di taglialegna, ma solo di un prodotto chimico (prodotto guarda caso da una di quelle multinazionali che guadagna dal disboscamento) che avvelena la vegetazione e le falde acquifere ed un numero indeterminato di animali per generazioni, mettendo a repentaglio tutto l’ecosistema. Chi pagherà per questo? Questi sono crimini contro l’umanità perpetrati da ricchi uomini della finanza internazionale assetati di soldi e con una visione miope. Pensano ai loro titoli in borsa oggi e non vedono, o fanno finta di non vedere, un palmo oltre il loro naso. Ma noi non possiamo far finta di niente dinanzi ai soprusi di questa miope èlite al potere.
La cosa che più mi preoccupa è che i grandi uomini di affari internazionali, questi spietati saccheggiatori di risorse del pianeta, stanno ora investendo nel settore agroalimentare, comprando terreni sperando in un rialzo dei prezzi, che siamo certi arriverà. Come riportato da Bloomberg: “Gli investitori si stanno riversano sugli appezzamenti negli Stati Uniti e in alcune zone europee, dell’America Latina e dell’Africa vista l’ascesa globale dei prezzi degli alimenti […] . Un fondo controllato da George Soros, il gestore multimiliardario di hedge fund, possiede il 23,4 per cento dell’azienda agricola sudamericana Adecoagro SA.” Soros, lo ripeto, è uno degli artefici del fallimento della sterlina e della lira agli inizi degli anni Novanta (crisi che abbiamo pagato noi, con la stangata di Amato) ed è chi (con tutta probabilità) ha scommesso, qualche mese fa, un miliardo di dollari (guadagnandone 10 miliardi) sul declassamento degli Stati Uniti. Soros e molte altre multinazionali stanno acquistando ampi terreni agricoli ovunque nel mondo (le nuove guerre si faranno per l’acqua e il cibo) perché sanno che le forniture alimentari saranno sempre più scarse e che i prezzi degli alimenti raddoppieranno nei prossimi 2-3 anni. E loro speculano, non preoccupandosi minimamente delle conseguenze reali delle loro speculazioni, ma interessati solo al loro portafogli e ai loro titoli in borsa.
Il giochino è semplice: dopo aver destabilizzato e impoverito l’intero mondo, gli speculatori hanno comprato oro fino a farlo salire al prezzo del platino per rivenderlo e comprare terreni. Tra un po’ il prezzo dell’oro crollerà mentre quello degli alimenti (che paghiamo tutti) salirà. L’obiettivo degli speculatori non è certo un prodotto sano e genuino (questo lo diranno solo nella pubblicità) ma un prodotto redditizio. Produrre sempre di più e a più basso costo: questo è il loro principio guida. Non importano le conseguenze sulla salute dei cittadini; non importa se la coltivazione intensiva rovinerà i terreni per le future generazioni e non importa se non conosciamo ancora tutti gli effetti degli OGM che stanno introducendo per incrementare i loro guadagni. Non importa niente di tutto questo ai ricchi e avidi finanzieri che affamano il mondo per guadagnare un punto in più in borsa. Non importa se così stanno distruggendo l’ecosistema e il pianeta intero. A loro non importa, ma a noi dovrebbe interessarci, perché in ballo c’è la nostra salute e quella delle generazioni che verranno. Allora mi e vi chiedo: chi pagherà per tutto questo? Chi processerà queste sanguisughe per crimini contro l’umanità? Esisterà un tribunale di Norimberga anche per loro?