Ci sono almeno 100 buoni motivi per non costruire la TAV: non è solo inutile ma è anche molto dannosa

Massimo Ragnedda (Tiscali) Vi sono almeno 100 buoni motivi per non costruire la TAV, ma qui per ragioni di spazio mi soffermo su tre in particolare. Il primo è il fattore salute, che nessun governo può sottovalutare visto che governa in nome e per conto dei cittadini. Secondo è il fattore economico: anche in questo caso nessun governo, in particolar modo uno tecnico e in un periodo di crisi, può sottovalutare. Terzo il fattore democratico: nessun governo può pensare di agire contro la volontà dei cittadini. Iniziamo da un aspetto prioritario per ogni democrazia: la salute della popolazione. Non sono un medico, ma alcuni aspetti, che sono sotto gli occhi di tutti, mi fanno riflettere. Il tracciato prevede una galleria di 23 km all’interno del Musinè, montagna molto amiantifera. Perforando questa montagna, dunque, si immetteranno nell’aria fibre di amianto, tanto invisibili quanto letali, che il vento disperderà nell’aria. Il “Foehn” rischia di portare queste letali particelle sin nel cuore di Torino. Ricordo che l’amianto è fuori legge dal 1977 proprio perché respirare fibre di amianto provoca un tumore dei polmoni (mesotelioma pleurico) terribilmente pericoloso. Dunque, sventrare una montagna piena di amianto, con l’immissione nell’area di questa polvere sottile ed invisibile, è non solo pericoloso, ma è un vero attentato alla salute dei cittadini. Il caso eternit sembra non averci insegnato niente.

 

A questo, sempre per rimanere nell’ambito della salute dei cittadini, va aggiunto che nella costruzione dei 53 km di tra l’Italia e la Francia, dentro al Massiccio dell’Ambin, si incontrerà anche roccia contenente uranio, altro materiale molto pericoloso. Senza contare le falde acquifere e le sorgenti che andranno distrutte. La situazione è evidentemente molto più complessa ed io mi sono limitato a citare alcuni aspetti problematici, ma un governo tecnico serio non può non valutare questi rischi.  Arriviamo al secondo aspetto: il fattore economico, forse sarebbe più corretto dire, fattore sperpero di risorse pubbliche. La TAV è la più grande opera pubblica mai progettata in Italia. Il suo costo iniziale è di 18/20 miliardi di euro, ma conoscendo le dinamiche italiane, possiamo ipotizzare che questo costo, con il passare degli anni, lieviterà e anche di molto.

 

Sempre a carico dei cittadini e del debito pubblico si intende. Prof. Monti ha giustamente detto no alla candidatura di Roma alle Olimpiadi perché, in maniera tecnica, ha valutato i rischi economici che l’intero paese avrebbe corso. Perché, allora, Prof. Monti e il suo governo di tecnici non valuta tecnicamente l’opera e si siede al tavolo tecnico con altri tecnici che da anni studiano l’impatto che questa opera potrebbe avere per le casse dello Stato? Ma è davvero indispensabile, in un momento così delicato, investire miliardi e miliardi di euro per un’opera che vedrà la luce tra quindici o venti anni e che non porterà grandi benefici economici? Non sarebbe meglio investire queste risorse pubbliche nel sociale o in altre piccole opere pubbliche? Parliamo di dati: sino ad oggi in Italia per costruire l’alta velocità sono stati spesi 90 miliardi di euro. Si calcola che un centimetro di alta velocità siano costate agli italiani 5.000 euro. Il calcolo è presto fatto: 3 metri di TAV costano quanto 4 sezioni di scuola materna;  500 metri di TAV costano quanto un ospedale da 1200 posti letto, 226 ambulatori e 38 sale operatorie; 1 km di TAV costa quanto un anno di tasse universitarie per 250 mila studenti: giusto per fare qualche esempio concreto. Inoltre, investendo i soldi pubblici in piccole e medie opere (rifacendo scuole e modernizzando gli ospedali, ad esempio) si creerebbero molti più posti di lavoro e molte piccole e medie imprese, il cuore pulsante della nostra economia, ne trarrebbero vantaggio.

 

Riflettiamo assieme sui costi e su come i nostri soldi – perché non dovremmo mai dimenticarlo che i soldi sono i nostri – devono essere spesi: forse è meglio arrivare 30 minuti dopo a Lione ed avere ospedali più efficienti, scuole ed università pubbliche e pensioni più dignitose. O no? Ma se proprio vogliamo arrivare prima a Lione e visto che la ferrovia esistente è sotto utilizzata perché non potenziare quella, senza dover sventrare montagne e spendendo molto meno? Questo, un governo di tecnici, dovrebbe spiegarcelo: perlomeno se governa per conto e in nome degli interessi degli italiani, come hanno giurato di fare.

 

Diversi studi di autorevoli economisti ed esperti, hanno fortemente contestato la decisione di iniziare i lavori. In una lettera indirizzata a Prof. Monti, firmata da 360 illustri docenti, economisti e scienziati, promossa da Sergio Ulgiati (Università Parthenope, Napoli), Ivan Cicconi (Esperto di infrastrutture e appalti pubblici), Luca Mercalli (Società Meteorologica Italiana) e Marco Ponti (Politecnico di Milano), non proprio degli anarco-insurrezionalisti, si mette in luce, tra le altre cose, innanzitutto come sia diminuita la domanda di trasporto merci e passeggeri; secondo, come con questa opera siano assenti i vantaggi economici per il Paese; terzo, come il bilancio energetico-ambientale sia nettamente negativo e infine come queste ingenti risorse siano sottratte al benessere del Paese. Tutti buoni motivi, espressi da tecnici super partes, che quantomeno il governo di tecnici dovrebbe prendere in debita considerazione.

 

Infine, terzo ed ultimo aspetto: il fattore democratico. Non si può costruire un’opera di questa portata andando contro gli interessi, la volontà e la salute dei cittadini che in quell’area vivono e lavorano. Le mobilitazioni in difesa dei territori sono pratiche di democrazia. Ricordo che a manifestare non ci sono solo i violenti, una piccolissima e isolata minoranza, ma donne, uomini e bambini che cercano di proteggere la loro terra e preservare la loro salute. Sono loro le vittime di questa opera, sono loro che sono privati del loro territorio e sono loro che pagheranno il prezzo più alto. Malcom X diceva: se non state attenti i media vi fanno odiare le persone oppresse e vi fanno amare quelle che opprimono. Ricordiamoci questo insegnamento di Malcom X quando guardiamo i TG o leggiamo le prime pagine dei principali quotidiani.

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