Massimo Ragnedda (Tiscali) Ci si aspettava il colpo di cabaret, il coniglio dal cilindro, il colpo della Vanna Marchi della politica. Ed è arrivato. Restituirà l’IMU agli italiani, in contanti o via bonifico (ma siamo seri, una volta tanto). Ovviamente mente sapendo di mentire, ovviamente promette sapendo che non potrà mantenere le promesse, così come non mantenne la promessa del milione dei posti di lavoro nel 1994, così come non rispettò il contratto con gli italiani del 2001, così come non rispettò l’abolizione del bollo auto e l’abolizione dell’ICI fatta nell’ultima campagna elettorale, nel 2008. Ma fa parte del suo modo di concepire la politica: promettere l’impossibile, mentire per regalare un’illusione. Ma questa volta è diverso: e come se è diverso. Mi dispiace per lui, ma la musica è cambiata: questo sciocc(o) colpo da maestro si è rivelato già un boomerang. L’ironia in rete si è già scatenata ricordando tutte le false promesse del venditore di pentole, come la rete lo ha già ribattezzato, e tutte le promesse che potrebbe ancora fare.
Non funziona più: non basta regalare un sogno, un’illusione, raccontare barzellette, partecipare mattina e sera a tutti i programmi televisivi pur non essendo lui il candidato premier. Non basta più, anzi oramai gli italiani sono stanchi di un clown che offende la loro intelligenza. Non basta neanche più edulcorare i sondaggi, farsi vedere in rimonta (i sondaggisti seri lo danno ad almeno il 12/15% di distanza dal PD), farsi vedere ottimista. Non basta. Anzi è un boomerang. Non ci si può dimenticare che l’IMU l’ha voluta anche lui, che lui l’ha appoggiata in parlamento, che la modalità di abolizione da lui proposta è stata bocciata anche dal suo alleato Tremonti; oramai neanche i suoi alleati gli credono più. Gli economisti, quelli seri, quelli del calibro di Professor Vaciago, economista, professore alla Cattolica di Milano, già consigliere economico del Tesoro e di palazzo Chigi, hanno bollato la proposta (trovare i fondi da un accordo con la Svizzera) come “una truffa”. Mario Seminario, invece, la definisce “un’emerita idiozia”.
Ma non vale neanche la pena spiegare le ragioni di quest’ennesimo tentativo di truffa, perché in fondo non è neanche questo il punto. Il punto è che Berlusconi, oramai sulla soglia degli 80 anni, è superato, sepolto dalla storia, non riesce più a far presa sull’elettorato, non riesce neanche più ad accorgersi di quanto sia ridicolo e goffo questo suo ennesimo tentativo. È come il comico che non fa più ridere, che non riesce a scendere dal palco perché non capisce che è finito il suo tempo e che le sue battute sono imbarazzanti. È così anche Berlusconi che dopo 20 anni di impegni e “contratti” (risale al 1993 la sua prima uscita pubblica come politico) non ha ancora capito che le sue promesse irritano, perché offendono l’intelligenza degli italiani.
È triste assistere a questo spettacolo e vedere come abbia oramai perso il contatto con la realtà e con l’elettorato, come si sia allontanato dagli italiani. È triste vedere come non ascolti neanche più i consigli dei suoi esperti di marketing. È triste, e devo ammettere che provo per lui un po’ di compassione, vederlo costretto a un sorriso forzato, oramai solo, costretto a provare a rifarsi una verginità in televisione, presentandosi come un nonno affidabile, fidanzato (a 80 anni) con una ragazza 50 anni più giovane, a candidare amici super fidati in lista per paura che lo abbandonino in parlamento, costretto a ripetere la solita solfa trita e ritrita dei giudici comunisti, del pericolo comunista alle porte.
È triste vederlo deriso da milioni di commenti in rete o da giudizi di grandi economisti che bollano le sue uscite come “idiozie”; in fondo mi dispiace leggere i quotidiani internazionali e vedere il giudizio che il mondo ha di lui o vederlo deriso dalla Merkel e Sarkozi all’ultimo summit al quale partecipò. Ecco, in fondo mi fa pena (nel senso cristiano del termine), costretto ancora una volta ad umiliarsi a promettere qualcosa che non può mantenere nella speranza di recuperare l’1% nei sondaggi. Mi fa pena perché questa volta il vento è cambiato e le sue false promesse ottengono l’effetto opposto. Mi fa pena, proprio come quel comico che un tempo faceva ridere e che ora, nonostante il pubblico lo fischi, continua imperterrito, e ricoprendosi di ridicolo, a ripetere le stesse battute.