Partiamo dai numeri: la coalizione Pd/Sel ha la maggioranza assoluta alla Camera avendo conquistato ben 216 deputati in più (340 contro 124) rispetto al PDL. Al Senato la situazione è molto diversa. Infatti a Palazzo Madama la coalizione guidata da Bersani (il vero perdente di queste elezioni e per questo dovrebbe dimettersi) ha la maggioranza relativa ma non assoluta e questo rende l’intero Parlamento ingovernabile. In queste fasi concitate e così confuse del dopo voto provo ad offrire alcuni scenari possibili e qualche spunto di riflessione. Innanzitutto spetta al Pd fare la prima mossa, in quanto partito di maggioranza, e queste alcune delle opzioni possibili.
a) Alleanza con Pdl e Monti per un governo istituzionale. L’obiettivo sarebbe quello di fare le riforme, ovvero le stesse riforme che in un anno di governo Monti non sono riusciti a fare. Questo, a mio modesto modo di vedere, sarebbe il suicidio definitivo del PD e non escludo che i vari Letta, D’Alema e Fioroni ci provino. Berlusconi, in fondo, non aspetta altro.
b) Alleanza con il movimento Cinque Stelle. Ovviamente Grillo non solo non è interessato ad un inciucio, ma sa benissimo che sarebbe controproducente. Eppure sia il PD sia i neo eletti del movimento Cinque Stelle hanno il dovere morale di parlarsi e provare a trovare un’intesa. Non un governo assieme, ma un governo di transizione (al massimo un anno) per fare quelle riforme serie di cui l’Italia ha veramente bisogno e che sono la base del successo elettorale di Beppe Grillo (il grande vincitore di queste elezioni). Quali queste riforme? Quelle al centro del programma di Grillo e che ne hanno fatto il primo partito in Italia: modifica della legge elettorale; riduzione numero parlamentari; abolizione provincie; riduzione compensi ai parlamentari e abolizione privilegi vari; ineleggibilità per condannati; massimo due mandati; legge anticorruzione; conflitto di interessi. Queste alcune delle riforme istituzionali che si dovrebbero fare, in un arco di tempo ragionevole prima di riandare a votare, per il bene dell’Italia e che se si riuscisse a fare sarebbe la più grande vittoria del movimento Cinque Stelle che riuscirebbe così ad imporre la propria agenda e il proprio programma. Io credo che loro accetterebbero la sfida (d’altronde sono stati eletti per questo), ma credo anche che sia il PD a non essere disposto a questo tipo di riforme. Un vero peccato. Staremo a vedere.
c) Per evitare lo stallo istituzionale di qualche mese, il Presidente della Repubblica potrebbe dimettersi, accelerando i tempi per l’elezione di un nuovo Presidente che possa sciogliere le camere (lui non può farlo perché è l’ultimo semestre di mandato). Francamente la vedo un’opzione difficilmente praticabile. Credo che Napolitano proverà sino alla fine a svolgere la sua funzione costituzionale e proverà a dare mandato per la formazione di un governo sondando in parlamento la possibilità di una maggioranza.
Altre considerazioni in ordine sparso e che possono essere utili per una lettura del dopo elezioni.
d) Berlusconi non ha vinto. Ha limitato la sconfitta, ma non ha vinto. Non ha perso 4 a 0 come tutti gli analisti pensavano, ma ha perso: un risicato e sofferto 1 a 0 ma ha perso. Alla Camera, parlando di numeri e per colpa della legge elettorale che lui ha voluto, ha 216 deputati in meno rispetto al PD e al Senato è in minoranza: insomma ha limitato la sconfitta, ma non ha vinto. Ha compiuto un’eroica rimonta (di questo dobbiamo darne atto), utilizzando tutti i mezzi, leciti e meno leciti, a sua disposizione, ma ha perso. I numeri, i freddi numeri, sono lì che lo dimostrano: 216 deputati in meno e una manciata di senatori in meno.
e) Monti, con la sua politica reazionaria, è l’altro grande sconfitto e Bersani paga la sua campagna elettorale (in realtà mai fatta) dove lasciava intendere che avrebbe governato con il professore. Bersani, inseguendo Monti e Casini, ha così deciso di suicidarsi. È stato detto e ridetto più volte prime delle elezioni, ma forse si era talmente sicuri di stravincere che ci si è concesso il lusso di non ascoltare la base. E così si è mandata all’aria una vittoria già scritta.
f) Se Monti non si fosse candidato oggi sarebbe in pole position per il Quirinale e, per quanto sia duramente critico nei confronti di Monti, non sarebbe stato un pessimo Presidente. L’importante è che non si occupi di economia, ma come garante della Costituzione e rappresentante istituzionale non sarebbe stato male. Oramai non può, poiché si è definitivamente bruciato.
g) Questo parlamento dovrà eleggere il nuovo presidente della Repubblica. E qui si gioca una grande partita e gli scenari, oggi, sono i più imprevedibili. Quale candidato proporrà il PD? E quale candidato proporrà Grillo? E Berlusconi?
h) Il PD, se vuole un giorno provare a vincere, dovrebbe avere il coraggio di liberarsi della generazione di “vecchi” politici per lasciare spazio ai molti ottimi amministratori di piccole e sconosciute realtà. Il PD ha una miniera di giovani sindaci (non penso a Renzi, per intenderci), di ottimi ed onesti amministratori locali: lasci spazio a loro se vuole da una parte recuperare consenso e dall’altra non disperdere un ampio patrimonio di competenze.
i) Il PD si liberi al più presto, oggi stesso, del responsabile dell’ufficio comunicazione e di chi gestisce la campagna elettorale. Non c’è tempo da perdere: si licenzi in tronco e per giusta causa uno dei responsabili della non vittoria del Pd e ci si affidi ad una società di professionisti e magari si copi un po’ dall’altra parte. Non molto, ma ogni tanto una sbirciatina alle tecniche di marketing dell’avversario non farebbero male. Certo senza scendere ai suoi livelli, ma c’è sempre da imparare da chi ha inventato il marketing politico in Italia.
j) Ma soprattutto ci si impegni a vincere. In fondo aveva ragione Crozza (uno dei più fini analisti politici italiani) quando ad un mese dalle elezione si rivolse alla Finocchiaro dicendo: “avete un mese per perdere”. E il PD, come sempre quando si tratta di perdere, ce l’ha messa tutta.
http://stanito.com/2013/02/27/chi-ha-votato-berlusconi/
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