Cinque Stelle dice no a Bersani. E ora che succede?

++ BERSANI A M5S, NON AVETE L'ESCLUSIVA DEL CAMBIAMENTO ++Massimo Ragnedda (Tiscali) Ho seguito con molto interesse e un pizzico di curiosità la diretta streaming dell’incontro tra Bersani (presidente designato) e i capogruppo alla Camera e al Senato del movimento Cinque Stelle. La prima chiara e semplice constatazione da fare è che senza l’ondata di novità introdotta dal movimento Cinque Stelle questa diretta streaming non solo non sarebbe stata possibile, ma neanche pensabile. Una novità che può essere utile, ma che non necessariamente significa maggiore democrazia e “apertura”. Crimi e Lombardi recitavano un copione già scritto, stavano ripetendo una decisione già presa, come in un talk show o in un reality. Mi dispiace che il movimento Cinque Stelle non abbia invece deciso di mandare in streaming la discussione interna quando si è deciso, apparentemente all’unanimità, di votare contro la fiducia. Perché negare lo streaming in quella occasione? Perché non far conoscere al proprio elettorato, e non solo, come e perché una decisione così importante (far nascere o meno un governo) sia stata presa? Troppo facile volere la diretta streaming quando la decisione è già stata presa e non volerla mentre la decisione si forma.

Seconda constatazione: la Lombardi, capogruppo alla Camera, mi pare altamente impreparata e incompetente, non adatta a rivestire il ruolo che riveste e incapace di dialogare: la politica è apertura, dialogo, riflessioni. La politica è proposte, non chiusura supponente e, a tratti, arrogante. Essere nuovi e incensurati non basta a fare di un parlamentare un buon parlamentare. La dico tutta: mi pare assolutamente inadatta al ruolo che ricopre e le sue posizioni rasentano il banale e le discussioni da bar (anche se ammetto che al bar spesso si fanno conversazioni molto intelligenti).

 

Crimi mi è sembrato molto più preparato e pronto, più competente e serio: insomma più adatto a svolgere il ruolo che gli è stato assegnato. La linea che i due rappresentanti del movimento hanno tenuto durante tutto il colloquio, seppur con differenze di stile e di metodi, era di chiusura totale, indisponibilità ad un accordo e al dialogo. Una chiusura non sul programma e sui punti (che si possono e devono negoziare), ma una chiusura a Bersani e al suo partito, a prescindere dalle proposte.

 

La conferenza stampa, poi, mi è sembrata un po’ più imbarazzante. È chiaro che voteranno no alla fiducia, che non usciranno dall’aula al momento della fiducia, ma non mi è chiaro cosa accadrà dopo, quando e se Bersani fallirà nel suo tentativo di ottenere la maggioranza al Senato. Crimi ha ripetuto più volte che l’unica cosa sensata per loro è un governo Cinque Stelle, perché loro hanno un qualcosa in più degli altri: la credibilità. Ma la credibilità (che in queste prime settimane di attività parlamentare stanno, in realtà, sciupando: nessun disegno di legge proposto, hanno minacciato di espellere chi vota con coscienza, nessun referendum interno per decidere se appoggiare o meno la nascita di un governo) non basta per fare un governo: servono i numeri. E i numeri non ce li hanno, né alla Camera né al Senato. Alla domanda come si intende ottenere quei numeri, Crimi non è stato chiaro. Per avere i numeri gli altri partiti dovrebbero votare con loro: sarebbe perciò, tecnicamente parlando, un accordo con la casta. Perché gli altri partiti dovrebbero votare un governo Cinque Stelle? Perché gli altri dovrebbero dare la fiducia ad un partito che non è il primo partito e che non ha maggioranza né alla Camera né al Senato?

 

Non so cosa succederà ora, la fitta nebbia parlamentare impedisce di vedere l’orizzonte. Ma una cosa mi pare chiara: l’Italia ha bisogno di un governo. Serio aggiungo io. Abbiamo bisogno di proposte di legge serie (e il movimento cinque stelle sinora non ha proposto neanche un disegno di legge) contro la corruzione (ci costa 60 miliardi di euro l’anno), l’incandidabilità dei pregiudicati, la legge sul conflitto di interessi, la riduzione del numero dei parlamentari, un secco no alla TAV ma un serio investimento sui treni dei pendolari, un secco no all’acquisto degli aerei da guerra (SEL ha già presentato una proposta di legge in materia), abolizione dell’IMU sulla prima casa, riduzione delle tasse sul lavoro, rilancio dell’economia, investimento nella banda larga e nella green economy. Queste cose si possono fare solo se c’è un governo e per fare un governo sono necessari i numeri. La coalizione di centro sinistra ha una larghissima maggioranza alla Camera, ma al Senato non ha i numeri. E nessuno ha i numeri per formare un governo da solo. Escludo nella maniera più assoluta un accordo PD-PDL perché in Italia non ci sono i presupposti minimi per un governassimo e poi sarebbe un suicidio politico per il centro sinistra. L’alternativa sarebbero le elezioni anticipate, ma con questa legge elettorale tra qualche mese saremo punto e a capo. L’Italia non è il Belgio e non può permettersi un anno di non governo, di indecisioni, di tentennamenti. Nel frattempo il paese affoga, le imprese chiudono, i piccoli imprenditori e piccoli commercianti, l’ossatura economica e sociale dell’Italia, muoiono.

 

Bisogna fare un governo serio e bisogna farlo subito. Bersani faccia un passo indietro, si incarichi una figura di spicco condivisa da PD-SEL e Cinque stelle, si scelgano nomi di spessore come ministri e si faccia un accordo a tempo, chiaro e preciso, alla luce del sole. E poi si governi nell’interesse dei cittadini, perché tempo da perdere non ce n’è più. Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità.

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