Comunque solo un genio può votare il Conte Mascetti, quello della supercazzola con lo scappellamento a destra, interpretato, nella trilogia di Monicelli, da un inarrivabile Ugo Tognazzi. Dietro a quel nome non c’è solo uno sberleffo scontato come quello di Valeria Marini (anche nel 2006 quando Marini fu nominato presidente del Senato si contarono tanti nomi volutamente sbagliati), o quello di Veronica Lario fatto per prendere in giro Berlusconi. Il voto dato a Raffaello Mascetti è tutto un programma. È lo schiaffo dato a questa politica sorda, che non ascolta, che è chiusa in se stessa, lontana dalla piazza, lontana dalle persone, dalla realtà, incapace di comunicare con i cittadini. La scelta di votare Mascetti come presidente della Repubblica è un messaggio chiaro, un messaggio forte verso gli inciuci che usano mille parole per non dir niente, che in barba alla trasparenza, alla logica, vogliono proporci una fregatura. Perché la supercazzola è sopratutto questo: un nonsense, una frase destituita di ogni fondamento logico, ma fatta per prendere in giro l’interlocutore. E noi tutti elettori del centro sinistra ci siamo sentiti presi in giro dalle supercazzole dalemiane e bersaniane, dalle prese in giro e dagli schiaffi morali di un inciucio suicida con il Satrapo. Ci siamo rotti delle supercazzole, parole vuote per farci ingoiare la pillola amara. Votare Mascetti ha significato smascherare il nonsense di un accordo suicida, quel qualcosa di distante, di incomprensibile e folle. Votare Mascetti ha significato prendere in giro chi prova, ogni giorno, a prenderci per i fondelli con vuote parole e frasi fatte. Bene ha fatto, in un lampo di genio, il grande elettore (io penso, non so perché, a un renziano) a votare il Conte Mascetti, a dare uno schiaffo morale a chi di supercazzole, a partire da Bersani e D’Alema, ne ha proposto a bizzeffa in questi anni per giustificare i vari inciuci e accordi segreti per salvare Berlusconi. La supercazzola proposta, tramite il nome del Conte Mascetti, è stato un po’ come prendersi beffa del potere costituito. Perché, caro Bersani, “Tarapìa tapiòco! Prematurata la supercazzola, o scherziamo?”.