Il quotidano “La Repubblica” è impegnato, dopo il diktat di Napolitano, a spargere miele sul governo Berlusconi-Letta. Arriva a titolare: “governo giovane”. La Bonino (radicale con lo 0% di voti ottenuti e prmossa ministro in quota Bildeberg e che in tutti questi anni ha appoggiato tutte le guerre della Nato, dal bombardamento della Serbia a quello dell’Iraq e da sempre sostenitrice del regime di Apartheid in Israele) di anni ne ha 65 anni. Di giovane c’è la Cancellieri che di anni ne ha 70, o Saccomanni e Patroni Griffi che viaggiano sui 65. Quaglierello, prode berlusconiano nominato saggio da Re Giorgio, un saggio che definì assassinio la morte della Englaro, di anni ne ha 53 (non proprio primo pelo). C’è Enrico Giovannini, ministro del lavoro, che di anni ne ha 56. È vero, di giovane c’è la Lorenzin nuovo ministro della Salute, che con il suo diploma al liceo classico ha ampie competenze per riformare la Sanità: i milioni di italiani che hanno smesso di curarsi perché non hanno soldi o non si fidano della sanità italiana, da oggi tireranno un sospiro di sollievo: finalmente la persona giusta al posto giusto. Poi di giovane c’è Alfano, nuovo ministro dell’interno, che un mese fa ha guidato una manifestazione sovversiva, al capo di parlamentari tra i quali una quarantina tra accusati e indagati, controla magistratura, ovvero un pezzo indipendente dello stato. Poi di relativamente giovane – viaggiano intorno 50 anni – ci sono i due esponenti di Comunione e Liberazione (Mauri di anni 52 e Lupi anni 54), nota lobby molta attiva nel campo della sanità privata e implicata in diversi scandali per tangenti e corruzione. Sotto i cinquanta (47 anni) troviamo Gianpiero D’Alia (quota UDC che ha preso l’1% dei voti), che definì Facebook un “sito indegno”, e padre della norma che prevede la possibilità di oscurare interi siti se questi contengono eventuali “contenuti documentanti o inneggianti a reati di varia natura”. In parole povere, questa è l’accusa che diversi attivisti della rete gli hanno rivolto, voleva un pretesto per far chiudere i blog, Facebook e Twitter: più o meno quello che sostiene Giuliano Ferrara.
E poi ad abbassare la media e a conquistare le prime pagine dei giornali ci sono i ministri di secondo piano, quelli che il PD nonostante abbia il doppio dei parlamentari del PDL (emblematico della sua capacità di negoziare e imporre le proprie decisioni) ha tenuto per sé. Cecile Kyenge, il nuovo ministro per l’Integrazione, mentre alle Pari opportunità, sport e politiche giovanili troviamo la canoista Josefa Idem.
La Repubblica, un tempo ferocemente anti berlusconiana (in fondo si trattava di tutelare gli interessi privati dell’editore De Benedetti contro l’editore Berlusconi), è imbarazzante nel suo tentativo di far apparire “naturale” questo governo nato dal tradimento del mandato elettorale che chiedevano un governo di cambiamento e di discontinutià nei confronti del berlusconismo. E invece fanno l’esatto contrario: si alleano con Berlusconi facendolo, per l’ennesima volta, resuscitare e dandogli credibilità.
Mi pare un tentativo degno del romanzo di Orwell dove il povero Winston lavora al Ministero della Verità, con il compito di riscrivere la storia in conformità con l’ordine del giorno che i suoi superiori dettano. Questo fa ora il quotidiano “La Repubblica”: riscrive la storia seguendo gli ordini che arrivano dal Colle e da Re Giorgio.