Letta e le due destre: una sintesi perfetta di quella Berlusconiana e quella Montiana

letta aspenMassimo Ragnedda (Tiscali) Enrico Letta, uomo della Trilaterale e del gruppo Bildeberg (le grosse oligarchie internazionali: la letteratura in materia è molto vasta e ognuno può documentarsi), è il nuovo primo ministro di un governo di coesione nazionale che vede assieme PD, PDL e Scelta Civica. Un governo che sino a due settimane fa tutti i dirigenti del PD non credevano possibile, ma di certo il PD in questi anni non ha di certo brillato per coerenza. Enrico Letta, dal volto giovane e rassicurante, è la perfetta sintesi che unisce a sé i due volti peggiori della destra: quello populista, volgare e truffaldino che piega gli interessi di una nazione agli interessi personali di un gruppo di persone (il berlusconismo) e quello della finanziocrazia internazionale che piega gli interessi di una nazione agli interessi delle grandi banche e multinazionali. Il governo Letta è la perfetta sintesi di queste due destre, quella Berlusconiana e quella Montiana, riuscendo a riunirle sotto l’ombrello di un partito di centro sinistra. Un fatto più unico che raro e che conferisce a questo governo un volto rassicurante, aiuta a smorzare le tensioni sociali e priva il Paese di una grande forza di opposizione. Chi resterà ora ad opporsi a questo governo e dare voce al malcontento? Chi oserà protestare in Parlamento, oltre Grillo e in parte SEL? Quale grande giornale italiano evidenzierà le contraddizioni e metterà in luce le cose negative di questo governo, visto il “richiamo” (o diktat) del Capo dello Stato ad allinearsi e a non disturbare il manovratore? Chi potrà dar voce, pacificamente, al malcontento? In Spagna la protesta è molto attiva perché esiste un’opposizione politica, sociale e mediatica che, anche per interessi particolari, cavalca il malcontento popolare maturato in seguito alle decisioni imposte dalle oligarchie internazionali o lo canalizza in una proposta politica.

In Italia, nessuno ora avrà la forza di trasformare il malcontento in istanze politiche. Il sogno delle multinazionali e delle grandi élite economiche è il “non-governo”, come successo in Belgio, o meglio ancora un governo tecnico come quello di Monti: in questo caso pur essendo forte il malcontento, nessuno lo cavalca e lo usa come forza sociale per il cambiamento. Il malcontento, nelle migliore delle ipotesi, affoga nell’astensionismo o, come spesso succede, abbraccia gli estremismi: il caso greco è lì a testimoniarlo. In entrambi i casi, queste modalità di protesta non impensieriscono le multinazionali, perché il malcontento è rivolto altrove: o verso la classe politica ritenuta non degna del voto o verso i deboli, gli immigrati in particolare, ritenuti i responsabili della crisi. Sullo sfondo le multinazionali sorridono, mentre gli stati sovrani usano i soldi pubblici per pagare i debiti contratti con loro. Ecco perché il governo Berlusconi-Letta è il governo ideale per le multinazionali: perché soffoca il malcontento e lo dirige altrove, verso la casta, verso gli immigrati, verso i deboli. Il governo Letta è un esperimento sociale, un esempio da imitare e da riproporre ovunque nel mondo. Letta è il volto perfetto cercato dalla finanziocrazia e, in più di Monti, ha l’incommensurabile vantaggio di essere il vicepresidente del principale partito di centro sinistra. Se il PD o il PDL fosse stato all’opposizione avrebbe, per interessi elettorali, protestato, soffiato sul malcontento con l’obiettivo di trasformare i malumori in voto. Visto che governano assieme nessuno ha “interesse” a protestare.

Letta è, pertanto, l’uomo perfetto per portare avanti il disegno di smantellare lo stato sociale, ridurre la presenza dello Stato, privatizzare e vendere i gioielli di famiglia alle multinazionali e alle banche. Letta non avrà opposizione perché ognuna delle forze sociali, mediatiche e politiche, per i propri interessi particolari, non trarrebbe vantaggio dall’opporsi al suo governo. Berlusconi non si opporrà perché sino a quando non saranno toccate le sue aziende e gli sarà garantito un salvacondotto per i suoi processi, non ha ragione di protestare: d’altronde è per questo che fa politica. Il Pd non potrà creare problemi, perché se si andasse ad elezioni rischierebbe un “default” visto come ha tradito la fiducia del proprio elettorato. Monti non può che essere contento, visto che Letta continuerà sul solco da lui tracciato, che poi è il solco tracciato dalla Troika. Resta all’opposizione la Lega, oramai ininfluente e passata nei banchi dell’opposizione solo per ottenere la presidenza di qualche commissione e strapparla così a Cinque Stelle (Copasir o Vigilanza RAI, in particolare).

Resterà SEL che a livello nazionale protesterà ma a livello locale governerà ovunque con il PD. Rimarrà, come grande partito di opposizione, il movimento Cinque Stelle che non ha nessuna intenzione di scendere a compromessi. È per questo che i cannoni mediatici spareranno in continuazione sui grillini, proprio per cercare di distruggerne la credibilità, l’efficacia e la forza. Un esempio aiuta a capire meglio cosa intendo: subito dopo la sparatoria a Montecitorio, “la Repubblica” twitta: “Sparatoria: Grillo prende le distanze”. È chiaro il tentativo di creare un’associazione tra le due cose: sparatoria (l’atto che crea stupore e paura) con un “soggetto”, in modo da indirizzare verso di lui lo sgomento creato dall’evento. È un classico artificio retorico, usato in particolare nella propaganda di guerra. Ragioniamo: perché “La Repubblica” non ha twittato: “Sparatoria: Bersani prende le distanze” oppure, “Sparatoria: Berlusconi prende le distanze”. È evidente il tentativo dei grandi media italiani di criminalizzare il dissenso e screditare l’unica forza capace di opporsi a questo governo nato dal tradimento del mandato elettorale. In fondo il messaggio del presidente Napolitano è stato chiaro: “i media facciano la loro parte”. E, ossequiosamente, i grandi media italiani ascoltano le direttive del Colle.

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One thought on “Letta e le due destre: una sintesi perfetta di quella Berlusconiana e quella Montiana

  1. Concordo con l’analisi del nuovo governo. L’unica mia domanda riguarda il gruppo Bilderberg: a quale letteratura fa riferimento? È indubbio che ci siano dei gruppi di potere potenti, ma spesso trovo che i riferimenti a cospirazioni e complotti siano troppo generici e quasi dati per scontati. Grazie!

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