Succede che stando in Italia, delle volte, perdi di vista i tuoi diritti. Lavoro qui in Inghilterra, alla University of Northumbria at Newcastle, e ho un posto fisso a tempo indeterminato. Un miraggio e un sogno per buona parte dei giovani ricercatori italiani che vivono nel più alto precariato. Sino all’anno scorso, quando insegnevo all’università di Sassari con un contratto di un euro l’anno, sarebbe stato un sogno anche per me. Per me una manna dal cielo, inutile dirlo. Lo stipendio mi va benissimo, ho tutti i diritti che uno potrebbe sognare di avere, piena autonomia nella didattica e nella ricerca, non esiste il caporalato accademico e non devi passare la giornata a lecchinare il barone di turno. Se vali (pubblichi, partecipazioni convegni, ricerca, eccetera) vai avanti nella carriere, altrimenti niente. Mi sono iscritto, sin da subito, al sindacato dell’Università (UCU).L’iscrizione non è obbligatoria e costa circa 20 sterline al mese (23 euro circa). Ora mi è appena arrivata una lettera dove mi chiedono di votare se sono disposto o meno a scioperare (un giorno) nel caso in cui la vertenza sindacale per l’aumento dello stipendio non andasse a buon fine. L’Università propone un aumento dell’1%, il sindacato chiede di più. All’inizio mi sembrava una vertenza di poco conto, anzi quasi fuori luogo visto che mi sento un privilegiato rispetto ai molti validi colleghi italiani che non hanno stipendio o ce l’hanno ad intermittenza.
Mi sento privilegiato rispetto alla mia situazione di un anno fa. Mi sembrava assurdo scioperare per chiedere un aumento leggermente maggiore rispetto all’1% proposto. In fondo siamo pur sempre dei privilegiati. Poi leggendo bene le motivazioni capisco che dal 2009 ad oggi vi è stata una perdita del valore di acquisto del 13% circa e diversi svantaggi nel sistema pensionistico. Tutto questo nonostante le tasse di iscrizione siano aumentate e i dirigenti abbiano, negli ultimi anni, notevolmente aumentato i loro già lauti stipendi. Si tratta di difendere i propri diritti e i diritti non sono un privilegio. Si chiede, in pratica, di recuperare il valore di acquisto perso negli ultimi 4 anni. Si tratta di non perdere i diritti acquisiti, si tratta di non cadere nella trappola di credere il proprio diritto un privilegio. Ho votato sì perché difendere il mio potere di acquisto è un mio diritto e non un privilegio e perché è giusto che ogni categoria di lavoratori chieda ed ottenga il giusto. Non di più e non di meno: il giusto. E il giusto non è mai un privilegio, ma un diritto, appunto. Succede che stando in Italia, delle volte, confondi i tuoi diritti con i privilegi o, peggio ancora, confondi i tuoi diritti come un favore che qualcuno ti fa e verso il quale diventi riconoscente a vita. Succede che stando in Italia, il tuo diritto alla salute, al lavoro, alla pensione ti appaiono come il “regalo” del politico, del medico, dell’assessore, del dirigente, eccetera, verso i quali deve mostrare eterna riconoscenza. Accettare questo genere di favori significa, in definitiva, non essere mai liberi, ma parte del sistema clientelare.
L’ha ribloggato su The law of news 2e ha commentato:
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Ciao Massimo come stai?
auguri per la tua nuova esperienza Inglese.
Spero comunque di poterti inviare ogni tanto, qualche commento ai tuoi articoli come già ho fatto in passato. Ho pensato di consigliarti un locale di un mio amico sassarese (ma inglese ormai d’adozione), che gestisce un locale , mi pare, vicino alla zona dove ti trovi tu.
Se ti capita……. di lascio l’indirizzo.
Saluti.
Giuseppe Cosseddu
Café Lilli
83-85 High Street 83-85 High Street
Norton On Tees, Norton On Tees,
TS20 1AE TS20 1AE
Telephone: 01642 554422 Telefono: 01642 554422
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