Dal 2008 ad oggi il tasso di democrazia è regredito in 15 dei 17 paesi dell’Eurozona. L’indice di democrazia pubblicato dall’Economist Intelligence Unit (EIU) si basa su 60 indicatori appartenenti a 5 categorie che vanno dal pluralismo politico alle libertà civili, dalla cultura alla partecipazione politica.
Il peggior risultato, dopo l’Olanda il cui indice è crollato dello 0,58, va alla Grecia il cui indice è precipitato di 0.48 punti. Il problema greco, e che riguarda sempre di più anche l’Italia, è che le politiche economiche e sociale non sono dettate dai politici eletti con il libero voto popolare (è anche questo il senso della democrazia), ma da oscuri burocrati legati all’alta finanza internazionale. La Troika, ovvero BCE, FMI e Commissione Europea, impone manovre finanziarie lacrime e sangue che distruggono il tessuto sociale, distruggono il welfare State e distruggono la democrazia. E, come conseguenza, arricchiscono le grandi banche di affari, gli speculatori e i grossi fondi pensione privati. Gli Stati perdono, ogni giorno di più, la loro sovranità nazionale e i cittadini perdono, ogni giorno di più, il loro potere di decidere da chi essere governati.
Essere governati da un governo di centro destra o di centro sinistra (non è un caso infatti che le grandi coalizione spuntino pian piano in Europa) non fa una grande differenza (se non in termini di diritti umani), poiché tutti sono soggetti alle direttive della Troika. Piaccia o non piaccia i governi nazionali hanno perso il loro valore e la politica economica di uno stato viene decisa da persone non democraticamente elette.
Assistiamo dunque, ovunque in tutta Europa, ad una perdita di sovranità e di democrazia, e il voto popolare perde valore. Sono aspetti sui quali è bene riflettere.
L’Italia, giusto per dovere di cronaca, cede un 0,24 e si colloca al 13 posto su 17: dietro di noi Grecia, Estonia, Slovacchia e Cipro.