La scacchiera ucraina. Gli interessi russi e statunitensi si confrontano con le armi

148084070_Ukraine_526535cMassimo Ragnedda (Tiscali) Hunter Biden, figlio dell’attuale vicepresidente USA, si è insediato assieme a Kwaśniewski, ex presidente della Polonia, nel consiglio di amministrazione della Burisma, la più importante compagnia ucraina di estrazione del gas. Ora chiedetevi: perché Stati Uniti e Polonia finanziano, proteggono e supportano il governo golpista ucraino? La Burisma contrasta la posizione dominante di Gazprom, la più importante compagnia russa e base della nuova russia putiniana. Ora chiedetevi: perché Putin sostiene i ribelli filo russi ucraini?

In ambo i casi la risposta non ha niente a che fare con la democrazia e con i diritti umanitari. Sia Russia che Stati Uniti hanno interessi politici, economici e strategici in Ucraina. Quella in corso non è una semplice rivolta, ma è una guerra, è un gioco di potere, una partita a scacchi per il dominio dell’area. Così è stato in Iraq, così è stato in Libia e così è in Siria. E così, se ci pensiamo bene, è sempre stato e, ahimè, sempre sarà. Guerre che, a differenza di come ci raccontano i media, non hanno niente a che fare con le rivoluzioni pacifiche animate da intenti democratici. Le guerre, tranne quelle di liberazione dall’occupazione, non hanno niente a che fare con la lotta per la democrazia. Come scriveva Carl von Clausewitz, nella prima metà del XIX secolo, la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi.

 

Democrazia e diritti sono pura retorica, parole vuote per addolcire la pillola. Sono guerre fatte per conquistare nuovi territori, estendere il proprio potere e tutelare i propri interessi. È sempre stato così. Sarà sempre così. E ora gli Stati Uniti vogliono conquistare l’Ucraina e strapparla a Putin che, da buon giocatore di scacchi, reagisce colpo su colpo. Sullo sfondo l’Europa che, come al solito, non ha una posizione strategica e si accoda, spesso contro i propri interessi economici e strategici (vedi l’Iraq e la Libia e ora l’Ucraina) alle decisioni statunitensi. Le sanzioni che l’Europa ha imposto a Putin sono controproducenti per gli interessi strategici dell’Europa stessa.

 

L’Europa ha bisogno del gas russo e la Russia non è più costretta a venderlo all’Europa visto che ad Est ha un paese, ben più grande del vecchio continente, affamato di risorse: la Cina. Non è un caso che Putin, proprio in questi giorni, abbia stretto un accordo commerciale da 400 miliardi di dollari (alla faccia delle sanzioni europee) con il gigante asiatico. E non è un caso che Putin abbia firmato ad Astana (capitale del Kazakistan) l’accordo per l’Unione Eurosiatica (Russia, Bielorussia e Kazakistan per iniziare e poi l’Armenia e il Kirghizistan) “un grande mercato regionale che mette insieme 170 milioni di persone”, per dirla con Putin. Stiamo parlando di un nuovo spazio economico, che diventerà operativo dal 2015, che detiene il 20% delle risorse di gas mondiale e il 15% delle risorse petrolifere. Da questo grande nuovo mercato è stata strappata, all’ultimo momeno, l’Ucraina. Kiev, dunque, come una pedina in una più grande scacchiera di interessi geostrategici e militari.

 

Ed è in questa complicata partita a scacchi che Stati Uniti ed Europa stanno legittimando un governo golpista in odor di nazismo, così come legittimano, armano e finanziano i terroristi islamici in Siria. Il nemico del mio nemico è mio amico, recita un vecchio adagio, salvo poi un domani ritrovarseli come nemici. Afganistan docet. Ma è un gioco molto pericoloso, perché nel nome della Real Politik l’Europa mostra tutta la sua incapacità di prendere le distanze e condannare in maniera inequivocabile le stragi naziste. Non solo adOdessa, dove centinaia di persone hanno perso la vita arse vive dalla furia nazista, ma in tutto l’Est del paese dove le milizie naziste, ben protette dall’esercito ucraino, stanno compiendo stragi su stragi.

 

È interessante notare come la dottrina del premio nobel per la pace Obama sia quella di giustificare un intervento armato esterno quando un regime attacca (come succede oggi in Ucraina)  la popolazione civile. Con questa dottrina Obama giustificò l’intervento armato in Libia, in Siria, ma anche con la stessa Ucraina di Yanukovich. Oggi che il governo ucraino bombarda i cittadini filorussi (centinaia le vittime nella battaglia per l’aeroporto di Donetsk) Obama non solo non interviene ma supporta le milizie naziste. Sullo sfondo di questa partita scacchi la radicalizzazione del conflitto, un paese sempre più lacerato e civili inermi massacrati.

 

Le ultime stragi, ordinate dal nuovo presidente Petro Poroshenko, stanno aprendo un solco insanabile tra la popolazione ucraina filo russa e filo europea, con lo spettro della guerra civile che incombe più forte che mai.

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