A Gaza l’80% dei morti sono civili. Un dato intollerabile

gaza 2Massimo Ragnedda (Tiscali)

La cosa che più colpisce nei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza è il numero delle vittime civili. Secondo dati dell’ONU ben l’80% dei morti sotto le bombe israeliane erano civili innocenti. Un dato veramente impressionante e che non può lasciare indifferenti. Questo significa che ogni 10 persone assassinate da Israele solo 2 erano target militari. Non si può sparare nel mucchio con la speranza di colpire qualche terrorista. È un po’ come se lo Stato che dà la caccia a dei criminali sparasse in mezzo alla folla con la speranza di uccidere, tra gli altri, qualche colpevole. Altro dato agghiacciante è che il 20% delle vittime erano bambini, l’essenza stessa dell’innocenza, mentre due terzi dei feriti sono donne e minori. Come si può tollerare tutto questo? Come si può rimanere indifferenti dinanzi a questi crimini?

Certo Hamas lancia missili artiginali su Israele e viene considerata un’organizzazione terroristica proprio perché non fa distinzione tra civili e militari. Spara missili sulle città israeliane creando terrore e panico tra la popolazione israeliana che ha il diritto di vivere in pace e sicurezza. È intollerabile che bombe possano piovere sui civili innocenti. Per questo Hamas è considerato un movimento terroristico e i suoi vertici sono considerati da Israele target militari. Ma allo stesso modo anche i bambini di Gaza (che sono il 50% della popolazione) hanno il diritto di giocare, andare a scuola e sopratutto vivere. Hanno il diritto di sorridere, ridere e crescere. Un bambino e pur sempre un bambino, sia esso palestinese, italiano o israeliano. E nessuno, nemmeno Israele, ha il diritto di uccidere civili innocenti.

 

Sfortunatamente il numero delle vittime innocenti cresce di ora in ora. E continuerà a crescere anche quando Israele la smetterà di bombardare. Perchè nella Striscia di Gaza (quasi 2 milioni di persone rinchiuse in un fazzoletto di terra grande quanto la provincia di Pavia) si muore ogni giorno. Si muore di fame, si muore per i medicinali che non arrivano (niente può entrare ed uscire da questa prigione che Israele non voglia) e si muore per disperazione. Le persone che a Gaza dipendono dagli aiuti umanitari forniti dall’UNRWA (the United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) sono passati da 80.000 nel 2000 sino a raggiungere gli oltre 800 mila di oggi. Si muore, nella Striscia di Gaza, perché gli ospedali vengono continuamente distrutti dalle bombe israeliane e i pazienti non sanno come curarsi. A proteggere l’ospedale pediatrico di El-Wafa, più volte bombardato da Israele, ci sono gli attivisti internazionali dell’ISM (International Solidarity Movement) che fanno da scudi umani.

 

Si muore perché Israele bombarda le condotte dell’acqua che danno da bere alla popolazione civile. Si muore perché manca l’energia elettrica. Si muore, a Gaza, perché la popolazione non ha di che vivere.

 

Le vittime civili non fanno che esacerbare gli animi e buttano benzina sul fuoco. Le vittime civili, da entrambe le parti, non fanno che alimentare gli opposti estremismi. Hamas e la Jihad islamica diventano sempre più forti e meno inclini al dialogo, così come gli estremisti israeliani trovano sempre più spazio e posti chiave al governo. Ad allontanarsi è sempre di più la pace. Gli estremisti, per definizione, non sono inclini al dialogo e al compromesso. Non si può avere la pace senza dialogo (la pace, in fondo, la si fa con il nemico) e senza accettare compromessi. Per questo ora la pace e la soluzione “dei due stati e due popoli” è sempre più lontana e pare irraggiungibile.

 

Ed è per questo che questa ennesima guerra non serve a nessuno, se non agli opposti estremismi che trovano nel conflitto la loro ragione d’essere.

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