La tragedia di Kobane e le colpe turche

KOBQualcuno ha paragonato Kobane – città curda al confine con la Turchia – a Stalingrado, più per il suo valore simbolico che non per dimensioni e contesto storico. Kobane, però, non è Stalingrado. Altri hanno invece paragonato Kobane a Srebenica, ma per fortuna ancora non lo è, anche se la direzione verso la quale si sta andando è quella. Molti, più acutamente, hanno paragonato Kobane alla Varsavia del 1944, quando nell’estate di quell’anno Varsavia si ribellò ai nazisti e l’allora Armata Rossa, a pochi kilometri dal fronte, non aiutò la rivolta, ma al contrario lasciò volutamente che i nazisti la soffocassero nel sangue. Stalin, cinicamente, non vedeva di buon occhio il fatto che Varsavia fosse liberata dalla resistenza interna non comunista, perché questo avrebbe ostacolato i suoi piani. Questo esempio storico mi pare più calzante. Infatti, anche la Turchia non aiuta i curdi e il suo immobilismo sta favorendo un massacro (una Srebrenica appunto). La Turchia vuole evitare che si ripeta in Siria quanto successo in Iraq: una regione più o meno autonoma dei curdi, cosa che potrebbe risvegliare i sogni di indipendenza dei curdi in Turchia (sono più di 15 milioni). Ma il paragone però finisce qui. Infatti Stalin e i polacchi avevano, nei nazisti, un nemico in comune, anche se avevano obiettivi diversi. Cosa che i turchi e i curdi non hanno. Anzi. La Turchia continua ad armare, sostenere e finanziare gli estremisti islamici dell’ISIS. Insomma sono i turchi e i barbari dell’ISIS ad avere un nemico in comune (anzi ne hanno due: Assad e i curdi) anche se obiettivi diversi. Per questo anche il paragone storico con Varsavia regge poco. Purtroppo quello che resta uguale a tante altre guerre e massacri nel passato è la miseria e la crudeltà dell’essere umano. Questo, davvero, non cambia mai.

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