Massimo Ragnedda (Tiscali) La morte di Giuliano Ibrahim Delnevo, uno studente genevose di 24 anni, da 4 anni convertitosi all’Islam, deve farci riflettere. Giuliano è morto in Siria mentre combatteva al fianco dei “ribelli” sunniti. È il primo italiano ad essere stato identificato, ma probabilmente non è l’unico a combattere contro Assad (si parla di una ventina di giovani immigrati di fede islamica partiti per la volta di Damasco, per prendere parte nella guerra civile che insanguina la Siria). Di certo sono almeno 600 gli europei che combattono in Siria, assieme a migliaia di altri stranieri (ceceni, sauditi, egiziani, libici, eccetera). Dobbiamo chiederci cosa possa spingere un ragazzo italiano di 24 anni ad andare a combattere in Siria. Cosa spinge centinaia e centinaia di europei a partire per la Siria e lottare al fianco di jiahdisti? Per quale causa combattono? Ma sopratutto, che ne sarà di loro dopo la fine della guerra? È sempre difficile, se non a rischio di semplificazioni, capire cosa possa spingere un ragazzo a combattere e morire lontano da casa per una causa “superiore”. È difficile dire perché un ragazzo abbracci la versione più radicale di una religione e sia pronto a sacrificarsi per essa.
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